Capitol Hill, l’assalto ed il rifiuto della politica “formale”

L’assalto a Capitol Hill è un attacco alla politica formale. A fronte di crisi, pandemia, perdita della sicurezza sociale, la democrazia va in crisi e le rivolte sono un segno di insofferenza delle persone nei confronti delle Istituzioni. Ma quali sono i rischi per l’Italia? 

Si chiama crisi perché rompe l’equilibrio. Perché tutto il sistema economico, sociale, politico salta in un attimo. Perché la fiducia viene meno e perché, infine, si cerca un nuovo status che sostituisca quello passato. Potrebbe essere questa, la chiave di lettura dell’assalto a Capital Hill. Un universo variegato, quello che ha interrotto il Congresso durante la notte ( ora italiana)  in segno di rivolta e protesta; variegato, ma identificato nella sua natura e ideologia ben definita e strutturata. Sono uomini di estrema destra, rivoltosi, dichiaratamente anti-islamisti e omofobi. Uomini che si battono, fisicamente, per il loro ideale. Con modalità, chiaramente, fuori dalla norma comune e senza possibilità di ricevere giustifica.

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Ciò che è accaduto, però, potrebbe essere letto anche nel segno di una rivolta e protesta contro la politica “formale”, contro il sistema, contro la democrazia. Uno spirito che esisteva già prima del Coronavirus e degli ultimi avvenimento di cronaca, dal momento che le azioni dei Proud Boys non sono nuove e affondano le radici nel passato. Per la democrazia americana, e la democrazia in generale, Capitol Hill segna una pagina nera della storia; sotto assedio, è finita la più importante istituzione d’America. E l’assalto, non dimentichiamolo, ha provocato anche 4 morti e 13 feriti.

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Coronavirus e rivolte sociali

Ciò che è accaduto ieri, però, era prevedibile, ha detto l’ex Presidente Obama. E’ stato Donald Trump ad inneggiare alle elezioni rubate, aizzando gli animi dei pro-Trump riversatasi poi contro la più alta istituzione democratica del Paese. A colpi di tweet, di grida alla truffa, di richiesta di riconteggio dei voti, di sospensione dell’attribuzione dei grandi elettori Trump ha piano piano fomentato i suoi sostenitori. La sua responsabilità, sostengono alcuni, è enorme e quanto accaduto porta la sua firma. Le tensioni sociali, dopo la pandemia da Coronavirus, si sono affacciate su tutto il mondo. Una situazione instabile richiede risposte certe, secche, dirette. Quelle che, forse, l’Italia non sta dando.

Non avete vinto, la violenza non vince mai“, ha esordito Mike Pence commentando l’irruzione a Capitol Hill, dichiarando che i rivoltosi “hanno tentato di fermare la nostra democrazia ma hanno fallito“. Intanto, la vittoria di Biden è stata finalmente ratificata, con quasi 8 ore di ritardo, aprendo così la strada all’inaugurazione del nuovo Presidente il prossimo 20 gennaio. E d’altro verso, all’interno del Congresso, aleggia l’idea di una rimozione immediata di Trump prima della scadenza del mandato presidenziale, in base al 25esimo Emendamento.
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