Si apre l’anno giudiziario, ritorna la polemica sulla prescrizione: Bonafede sotto attacco

Si è aperto oggi l’anno giudiziario e ritorna la polemica sulla prescrizione, specie dopo la presentazione della relazione sulla giustizia presentata da Alfonso Bonafede. 

Giuseppe Conte si è dimesso e in ballo viene tirato Alfonso Bonafede. Perché? Perché quest’ultimo avrebbe dovuto comunicare al Parlamento sia i programmi e le proposte da portare a termine nel 2021, sia quelle concluse nel 2020, tra cui la riforma della prescrizione, del processo penale e di quello civile. Rientra, chiaramente, anche il Recovery plan, che stanzia quasi 3 miliardi di euro per la giustizia e che serviranno per le assunzioni di personale tecnico, cancellieri, dipendenti e magistrati. Il tutto, per velocizzare i processi. Quella relazione, caduto Giuseppe Conte, con il governo dimissionario e quindi in carica soltanto per affari in corso, non è stata discussa e non si è sottoposta al voto delle Camere.

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La relazione sullo stato della giustizia è arrivata in Parlamento mercoledì sera e ieri è stata digitalizzata e pubblicata sui siti della Camera e del Senato. Il testo, attorno al quale si ipotizzavano scontri, è stato prosciugato di ogni riferimento politico ma mette a fuoco esclusivamente la questione giudiziaria: processi arretrati, sia civili che penali; le prescrizioni; l’elenco delle leggi presentate in Parlamento; le nuove norme sull’ordinamento giudiziario; la riforma del Csm.

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Il nodo prescrizione

Intanto, a proposito di giustizia, oggi in Cassazione si apre l’anno giudiziario, con una cerimonia rivisitata in salsa Covid, con 50 partecipanti anziché 300 e in diretta streaming, senza la stampa. E ritorna, quindi, la sua relazione. Una relazione che è ormai uno spartiacque tra garantisti e giustizialisti e che chiama in causa proprio la prescrizione, che prevede che il tempo assegnato a ogni reato per poterlo perseguire si fermi dopo il processo di primo grado. Quest’ultima, secondo Bonafede, sarebbe indispensabile per garantire una giustizia equa nei confronti delle vittime. Ma, secondo l’altra ala – i garantisti, con Renzi in testa – la legge sulla prescrizione, in vigore dal primo gennaio 2020 e che prevede lo stop per i condannati e la prosecuzione per gli assolti, andrebbe rivista.

Azione e Più Europa, 5 emendamenti 

L’ennesimo scontro al Governo, insomma, potrebbe partire proprio da qui. Tanto più se Enrico Costa di Azione e Riccardo Magi di Più Europa hanno mandato cinque emendamenti in cui chiedono di eliminare la prescrizione di Bonafede per ritornare invece alla legge che era in vigore prima, quella dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando. Ci avevano già provato, ma senza successo. E ora, in piena crisi di governo, la prescrizione ritorna in auge e ha un obiettivo chiaro: sospendere la legge Bonafede finché non entra in vigore la riforma del processo penale, che contiene l’obbligo dell’accelerazione dei processi. Ma, intanto, i garantisti puntano al ritorno della legge Orlando, che sospendeva la prescrizione soltanto per 36 mesi tra Appello e Cassazione, sempre per i condannati, mentre continuava ad andare avanti per gli assolti.

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