Cassa integrazione ai dipendenti dei partiti: anche loro colpiti dalla crisi Covid?

A beneficiare della Cassa integrazione i dipendenti della Lega, del Pd e anche di Rifondazione Comunista, che è fuori dal Parlamento da 13 anni. A riportarlo il Fatto Quotidiano, che sottolinea: si tratta di somme minime, rispetto all’ammontare di Cig erogate dall’Inps, ma già il fatto che sia avvenuto è significativo. E lo speciale di Dritto e Rovescio di Paolo del Debbio, racconta nella trasmissione del 28 gennaio scorso, raccontano come la cassa integrazione è arrivata puntuale, mentre tantissime attività ancora sono senza nessun accredito ancora da marzo 2020. 

La Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) ha tamponato per tutti questi mesi una situazione che rischiava di diventare esplosiva. Lo ha fatto destreggiandosi tra ritardi e rivendicazioni, ma lo ha fatto. Tanto più che la Cig avviata con il Cura Italia è stata appena rinnovata: la Cassa integrazione ordinaria Covid resterà fino al 31 marzo e quella in deroga fino al 30 giugno. Ma già si teme la soglia del 31 marzo, quando – stando alla legislazione attuale – terminerà lo stop ai licenziamenti. Da marzo 2020 sono ormai 100mila le aziende che hanno ricevuto la cassa integrazione elargita dall’Inps e autorizzata dalle regioni. Il problema è che in alcuni casi questa Cassa integrazione in deroga è stata elargita con deroghe troppo ampie. Tra queste maglie larghe si sono inseriti alcuni partiti che, come riportato dal Fatto Quotidiano, hanno beneficiato della loro natura aziendalista, dotata di un bilancio, di un codice Ateco e di dipendenti, appunto. Va specificato, lo hanno fatto in maniera del tutto legale. E l’importo che hanno ricevuto è di piccolissime dimensioni, se confrontato con i 70 milioni di ore fino a questo momento autorizzate.

Fatto sta che è avvenuto, e tra questi partiti figurano la Lega, il Pd e Rifondazione Comunista. I partiti sono a tutti gli effetti “associazioni non riconosciute”, che però possono all’esigenza figurare come vere e proprie aziende tramite il codice Ateco 94.92. E’ l’effetto di un cambio di rotta avvenuto nel 2014, quando di fronte al taglio del finanziamento pubblico hanno ottenuto almeno l’accesso al trattamento straordinario di integrazione salariale. Eppure la questione, almeno sul piano della realtà, ha tante sfumature: figurano come aziende, certamente, ma non sono delle imprese. Il loro fatturato non è legato alla chiusura degli uffici. Così come per gli enti religiosi, anche loro inseriti tra le fila della Cassa integrazione.

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La Lega, il Pd e gli enti religiosi

Tra le imprese beneficiare in Lombardia, spunta anche un’istanza autorizzata a nome della Lega per Salvini premier. Stando a quanto riportato dal Fatto, il 14 maggio 2020 il partito di Salvini avrebbe ottenuto dalla Regione l’autorizzazione per la Cassa integrazione per un dipendente. Il saldo è due mesi, 3mila euro. C’è poi la sede provinciale di Como della Lega Nord, anche lei beneficiaria della Cassa integrazione. Tra i partiti figura anche il Pd, che il Lombardia avrebbe ottenuto la Cig per i dipendenti delle federazioni provinciali di Mantova (Mantova (1.747 euro), Varese (4.150), Como (2.268 euro). Stessa storia in Lazio, Abruzzo e Calabria. A proposito del Lazio, a Roma ad esempio è stata autorizzata la Cassa integrazione anche per Rifondazione Comunista. Poi gli enti religiosi, come l’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero di Lodi (10mila euro) , Mantova (15mila euro) e Bergamo (16mila euro). La lista prosegue ma è meglio fermarsi qui.

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Qualche osservazione

Il senso forse non bisogna neanche cercarlo nella tendenza dei partiti a capitalizzare la politica. Quella ormai è ben nota, e il partito-azienda non è una nozione nuova. Il senso va piuttosto cercato nella lacunosa legislazione di elargizione degli aiuti. La Cassa integrazione in deroga è stata introdotta dal decreto Cura Italia e rinnovata dal decreto Rilancio, Agosto e Ristori. E’ riservata ai datori di lavoro del settore privato, e nel computo vengono inclusi anche quelli agricoli, della pesca, del terzo settore e, appunto, anche degli enti religiosi civilmente riconosciuti. Lo scopo della Cassa integrazione in deroga è proprio quello di fornire un supporto ai settori esclusi dalla Cig ordinaria. Per ottenere la Cassa integrazione in deroga bisogna dimostrare di aver dovuto interrompere o ridurre l’attività produttiva per eventi riconducibili all’emergenza Covid. Il punto è che nei casi sopraelencati la riduzione dell’attività produttiva (come l’apertura o chiusura degli uffici), raramente corrisponde a una riduzione di fatturato. Gli uffici, le sedi, sono principalmente centri amministrativi e non di “produzione”. E’ allora il caso di chiedersi, veramente era così insostenibile la crisi subita dai partiti a causa del Covid?

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