27 milioni di vaccini per il Veneto, il resto d’Italia a rilento. Sotto accusa Domenico Arcuri

Luca Zaia, il governatore del Veneto, ha annunciato di aver ricevuto due proposte da 12 e 15 milioni di dosi di vaccini. Ad autorizzare le forniture dovrà essere Domenico Arcuri, figura sulla quale sono già puntati gli occhi e sulla cui gestione della pandemia sono aperti diversi nodi. 

Ci sono già molte ombre sulla figura di Domenico Arcuri. La figura del commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus durante il Governo Conte non vive tempi sereni, tanto che si ipotizza un cambio di guarda dopo quello, già accaduto di Giuseppe Conte con Mario Draghi. Oltre ai problemi nella gestione della pandemia e il rallentamento nella distribuzione dei vaccini, ora i riflettori si accendono dopo che Luca Zaia, governatore del Veneto, ha spiegato di aver ricevuto due proposte da 12 e 15 milioni di dosi. Da tempo, il governatore aveva riferito di voler agire al di fuori dell’Unione Europea e ora chiede che Domenico Arcuri di firmare le carte. E’ il commissario, infatti, a dover autorizzare le forniture, tenendo conto dei vincoli europei.

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Da dove arrivano, però, queste dosi? Secondo quanto riferito da Luca Zaia, il surplus di vaccini delle aziende potrebbe essere stato rimesso sul mercato da alcuni Stati che ne avevano fatto incetta. “Spero di aver scoperto una via di fornitura nuova e arrivassero 27 milioni di dosi non solo si coprirebbe il Veneto, ma se ne avvantaggerebbe tutta l’Italia”, ha spiegato Zaia. Italia che, al contrario va a rilento. Il piano di Domenico Arcuri si è rivelato un fallimento, e mentre gli altri Paesi avanzano l’Italia fa fatica a stare al passo, anche per i ritardi nelle consegne da parte delle cause farmaceutiche. Non poco tempo fa, Domenico Arcuri, ha definito ancora in fase di modifiche l’elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione del vaccino. Il problema è insomma organizzativo: mentre la pandemia avanza e le varianti mettono in allarme.

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Nuovi squilibri

Un altro problema riguarda la mancanza di operatori sanitari e alla chiamata hanno risposto in gran parte medici pensionati e specializzandi che non sono rientrati nelle scuole di specializzazione. Le Regioni devono correre, tutte; ma l’impennata di Luca Zaia rischia di determinare nuovi squilibri. Certo, il caso del Veneto potrebbe dare vantaggio anche al Friuli-Venezia Giulia e all’ Emilia-Romagna, così come alla Lombardia. La richiesta lanciata da Zaia allo Stato è di acquistare le dosi, bypassando così gli ordini europei. Secondo il direttore generale alla Sanità Luciano Flor, ogni industria “ha un contratto di fornitura con l’Ue per un certo numero di dosi. Quelle non sono intaccabili“. La differenza, è che oggi si è a conoscenza di una disponibilità di dosi di vaccino. Disponibilità che sarà acquistata da qualche Stato, dall’Unione europea e da qualche industria che la metterà sul mercato.

Quanto al rischio di una “guerra tra regioni”, per Zaia il pericolo si elimina con la trasparenza. “Se la colpa è quella di cercare vaccini su canali ufficiali e con carte a disposizione anche del commissario, più di essere trasparenti così non so. Abbiamo costi uguali o inferiori a quelli di negoziazione. Io non ho mai incontrato nessuno”, ha spiegato il Governatore. Gli fa eco la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che, dice, “neanche una dose può ora come ora essere sprecata”. 

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