Birmania, le proteste continuano e la conta dei morti sale

Nella sola giornata di ieri sono morte altre 12 persone durante le proteste in Birmania. Ora il conteggio complessivo supera quota 70. Le Nazioni Unite continuano a parlare di “crimini contro l’umanità”.

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Non si placa la protesta dei cittadini in Birmania – meteoweek.com

Non accenna a placarsi il clima di tensione e di protesta in Birmania. Anche nella giornata di ieri, infatti, sono proseguite le manifestazioni da parte della popolazione del Myanmar contro il golpe effettuato dall’esercito nei giorni scorsi. E anche la giornata appena trascorsa è stata particolarmente tragica, con uno spargimento di sangue che ha causato ancora vittime. Sarebbero ben 12 quelle registrate nelle ultime 24 ore, con il conteggio complessivo che continua a crescere ora dopo ora. La situazione si mantiene particolarmente grave, con le Nazioni Unite che sono scese in campo.

Nelle scorse ore, l’Onu ha diramato una nota ufficiale in cui si schiera apertamente dalla parte dei cittadini della Birmania. L’agguato golpista fatto partire dall’esercito è stato dichiarato “un crimine contro l’umanità” che deve essere fatto immediatamente cessare. Ma nel frattempo c’è da fare i conti con una situazione che si sta facendo pesante, visto che i militari non sembrano avere grande pietà nei confronti di chi manifesta contro il loro regime. Tanto che la conta dei morti parla di oltre 70 persone uccise nel corso degli scontri e delle manifestazioni.

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A fornire i dati, che appaiono molto credibili, sono i vertici della AAPP (Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici). L’organizzazione non profit basata in Thailandia, che pone al centro della sua mission la difesa dei diritti umani, ha fatto sapere che otto delle 12 vittime di ieri si sono registrate in quel di Myaing. Nel complesso, i dati registrati non si fermano alle circa 70 vittime, ma si arriva alla quota enorme di oltre 2mila manifestanti arrestati dagli esponenti del regime militare che si sta instaurando in Birmania.

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Nel frattempo non si stanno muovendo solo le Nazioni Unite. Il Governo britannico, che in Birmania ha una sua ex colonia, ha consigliato ai suoi cittadini di lasciare il territorio del Myanmar, considerato non più sicuro dopo l’instaurazione del regime golpista. Il ministero degli esteri britannico ha emanato in tal senso una nota assai dura: “Le tensioni politiche e le agitazioni sono diffuse dalla presa militare del potere. Il Foreign, Commonwealth & Development Office consiglia ai cittadini britannici di lasciare il paese con mezzi commerciali, a meno che non vi sia un urgente bisogno di restare“.

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