Caos in Lombardia, questa volta sui vaccini. No, non era il modello migliore

In Lombardia – dopo i disservizi di marzo scorso su tamponi, ospedalizzazioni e varie – torna il caos, e questa volta con la gestione dei vaccini. Al centro della vicenda, Aria, la società della regione che coordina la campagna vaccinale. Solo un dato: a causa di un errore di comunicazione della società, nella giornata di ieri si sono presentate per la vaccinazione solo 58 persone su 600 dosi disponibili. Ma il modello sanitario lombardo non era il migliore d’Italia?

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In Lombardia cambiano le figure, cambiano i volti, cambiano i responsabili, ma la situazione sembra restare sempre la stessa. Difficoltà nella gestione dell’emergenza, operazioni fallimentari, mancanza di una rete sanitaria in grado di gestire la pandemia e, in questo caso, la campagna di vaccinazione. E il problema non è di certo di operatori sanitari, medici e infermieri che continuano a sopperire alle mancanze di un sistema attraverso i loro sacrifici personali. E il problema vero, verrebbe da dire, ormai non sembra stare solamente nelle singole persone al centro della gestione. Il problema sta, e lo ripetiamo nuovamente, nell’aver smantellato la sanità pubblica lombarda nel corso di anni, nell’aver preferito la privatizzazione al servizio sanitario nazionale, nell’aver preferito l’eccellenza a pagamento piuttosto che una buona cura ordinaria aperta a tutti. Ora si cerca di porre rimedio inutilmente con società ad hoc.

Di cosa stiamo parlando in questo caso? Di campagna vaccinale, che in Lombardia procede a rilento e con molto imbarazzo. Già nei giorni scorsi Guido Bertolaso, consulente del Pirellone, aveva puntato il dito su Aria, la società al 100% sotto il controllo della regione. Eppure l’Agenzia regionale per l’innovazione e gli acquisti era nata appositamente per sistemare i disservizi del Pirellone. Ed era nata nella prima metà del 2019 dalla fusione di tre società sotto il controllo della regione Lombardia, una fusione voluta dal governatore Attilio Fontana, affiancato da Davide Caparini (tuttora assessore al Bilancio con delega alle Partecipate). Le tre società sono Lombardia Informatica (Lispa), Infrastrutture Lombarde (Ilspa) e Centrale Acquisti spa (Arca), già finite al centro di polemiche e inchieste.

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La storia si ripete, ma questa volta è veramente inaccettabile

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Ma cosa è successo con i vaccini? I disservizi vanno avanti da un po’, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il totale fallimento delle vaccinazioni effettuate nel weekend a Cremona. Nella giornata di ieri, in Fiera si sono presentate solo 58 persone su circa 600 dosi disponibili. La causa sarebbe riconducibile al mancato invio degli sms da parte di Aria Lombardia, che ora riceve anche durissime critiche da parte dell’assessora al Welfare Letizia Moratti: “L’inadeguatezza di @AriaLombardia  incapace di gestire le prenotazioni in modo decente rallenta lo sforzo comune per  #vaccinare. E’ inaccettabile! Grazie agli operatori che si prodigano vaccinando comunque 30 mila persone al giorno e grazie ai cittadini lombardi per la pazienza” ha scritto ieri su Twitter.

Insomma, il problema del sistema di notifica agli utenti prenotati sulla piattaforma sembra aver messo la parola “fine” alla vicenda. A suggellare la necessità di un radicale cambio passo, anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a Radio 24: “Non è possibile che una piattaforma dedicata alla vaccinazione non abbia funzionato considerato che ci sono mesi di lavoro dietro. Non è possibile avere 21 sistemi sanitari regionali che vanno in ordine sparso, come è possibile che non si possa arrivare ad avere una piattaforma unica in tempi rapidissimi?“.

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Così non funziona

Ora la questione sembra momentaneamente passata nelle mani dell’Atts Cremona, che nella giornata di ieri ha fatto le dovute convocazioni e alle 12 aveva eseguito 133 vaccinazioni, attuando uno sforzo immane per sopperire alle mancanze di Aria. E sulla questione è tornata anche la sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, che su Facebook ha commentato duramente l’accaduto: “Apprezzabile la sincerità e se lo dice l’Assessore competente significa che tutte le critiche che abbiamo fatto in questi giorni sono strafondate e non mosse da ideologia, come ai devoti fa comodo pensare. Ma qualcuno spieghi per favore  all’Assessore che lei è il capo e ha non il diritto, ma il dovere di  intervenire e porre rimedi. È lì per questo e lo faccia  immediatamente!“.

Insomma, la Lombardia ha un sistema di prenotazione non funzionante in piena campagna vaccinale e, per superare le criticità, ora vuole concretizzare quel passaggio alla piattaforma Poste Italiane, un primo ritorno a una gestione centralizzata, anche se si tratta “solo” di una piattaforma. Di fatto, al netto di responsabilità personali, la Lombardia ha scoperto, ancora una volta, tutta l’impotenza del proprio modello sanitario di fronte a emergenze di vasta scala. Un modello fatto di eccellenze private e distruzione di una rete di protezione sanitaria e territoriale. Ora è costretta ad annaspare per cercare di porre rimedio alle proprie mancanze nel pieno di un’emergenza. No, non era il modello sanitario migliore d’Italia.

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