Caso Belluno, le Rsa pronte a sospendere il personale no-vax

Dopo il caso di Belluno, le Rsa si sono dette pronte a sospendere il personale sanitario che non si sottopone alla vaccinazione anti-Covid.

Diversi mesi fa, quado iniziava a circolare l’ipotesi della disponibilità dei vaccini contro il Coronavirus, si ipotizzava l’obbligo di sottoporre alcune categorie di lavoratori alla somministrazione. Questo, per evitare che la decisione di qualcuno potesse mettere a rischio determinati ambienti di lavoro. In particolare, si evidenziava il problema delle Rsa. All’interno delle case di riposo, infatti, non sono stati rari i casi di infermieri o personale sanitario che ha deciso di dire no alla vaccinazione.

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Dopo il caso Belluno e la decisione del Giudice Anna Travia che ha respinto le richieste di due infermieri e otto operatori sociosanitari che avevano rifiutato di sottoporsi alla somministrazione della dose lo scorso febbraio e che per questo erano stati sospesi dal lavoro, altre Rsa sono pronte a sospendere gli operatori no-vax. L’ordinanza del tribunale di Belluno è stata annunciata come una “grande vittoria del popolo sanitario vaccinato“, ha commentato Roberto Volpe, presidente di Uripa, l’Unione regionale delle istituzioni per anziani. “Una sentenza importante che speriamo responsabilizzi in particolare il personale sanitario e socio sanitario, su un tema delicatissimo rispetto al quale non sono possibili reticenze rispetto a decise prese di posizione a tutela, prima di tutto, dei nostri ospiti la cui fragilità è ben nota”, ha proseguito Volpe.

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Abbiamo ottenuto dall’Ulss la possibilità di un’altra sessione vaccinale”, ha detto invece  l’amministratore unico della Ser.S.A. Paolo Santesso. Se i dipendenti rifiutassero ancora il siero, per loro scatterebbe l’aspettativa non retribuita. Stessa cosa che potrebbe accadere nelle Rsa venete , dove il 20% degli operatori non è vaccinato.

Prima del pronunciamento del giudice, spiega l’ingegner Santesso, il medico del lavoro della casa di riposo aveva aggiornato il protocollo sanitario. I dipendenti avrebbero dovuto quindi trasmettere il certificato vaccinale al medico competente secondo cui “senza vaccinazione non c’è l’idoneità al lavoro. E se non si è idonei, o si va a lavorare in una sezione della Rsa che eviti il contatto con gli ospiti oppure si finisce in aspettativa non retribuita. A casa senza stipendio”.

Le parole di Luca Zaia 

“Ritengo che il vaccino sia volontario, e questa deve essere una prerogativa di civiltà, ma non si può essere obiettore di coscienza e non voler toccare le armi, e pretendere di andare a fare la guardia giurata. Chi vuole lavorare nelle Rsa sa che c’è questo problema”, le parole del Governatore del Veneto Luca Zaia. “Dobbiamo investire sulla sicurezza del personale. Bisogna vaccinarsi. I dati ci danno ragione: su 3.500 contagiati lo scorso ottobre tra i 30mila ospiti, oggi sono forse un centinaio”, ha concluso.

 

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