Pensa di andare in pensione ma l’Inps la frena: buco di 12 anni nei contributi

Una donna sta per andare in pensione ma l’Inps informa che non è così poiché c’è un buco di 12 anni nei contributi

Inps-Meteoweek.com

Edi Micacchioni, ex commerciante di Mel (Belluno), si è recato all’Inps per chiedere info sulla pensione e con l’occasione ha chiesto anche di quella della moglie:«Visto che sono qui, ne approfitto: quando andrà in pensione mia moglie? Dovrebbe finire nel 2021 come me», ha chiesto l’uomo, ma si è sentito rispondere:«Si sbaglia, a sua moglie mancano ancora 12 anni».

L’uomo si è fatto dare l’estratto conto previdenziale e ha così realizzato che c’è un buco di 12 anni che va dal 1982 al 1993 in cui i suddetti contributi non sarebbero stati versati. «Mia moglie si è messa a piangere. Ora è a casa, non ha più un lavoro e non può andare in pensione».

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Per comprendere cos’è accaduto alla signora Nilde, moglie dell’uomo, bisogna guardare al passato e più precisamente tornare al 1979, anno in cui la donna, che aveva 16 anni, iniziò a lavorare come contadina per le sorelle Maria e Luigia Bacchetto che avevano un’impresa agricola a Mel (Belluno). Con lei lavoravano lì anche i suoi genitori e lo zio e nel loro estratto conto previdenziale c’è sempre lo stesso buco di 12 anni.

Quel buco di 12 anni nei contributi

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Quando morirono le sorelle Bacchetto nel 1993, l’azienda fu lasciata ai preti del paese che la vendettero. Nilde iniziò a lavorare con il marito, che aveva un’impresa a Mel chiusa il 28 febbraio scorso quando l’uomo è andato in pensione. «Ogni anno le sorelle Bacchetto le dicevano di aver pagato i contributi. Erano benestanti, è impossibile che dal 1982 al 1993 non l’abbiano fatto», racconta l’uomo. Pochi i documenti cartacei a disposizione: sono rimasti solo il libretto dell’azienda agricola, compilato a mano, e le ricevute di tre anni di contributi, dal 1990 al 1993, versati a Scau (ex Inps) dalle due sorelle. Inoltre, neppure questo periodo appare nei registri Inps. Secondo il legale con cui ha parlato Nilde Barp sono documenti che hanno poco valore e non dimostrano nulla.

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L’avvocato Giorgio Azzalini spiega che «tuttavia è strano che le sorelle Bacchetto abbiano versato i contributi prima e dopo quel periodo e non durante. È probabile che nel passaggio da Scau a Inps la catalogazione dei contributi abbia risentito di una sorta di negligenza burocratica». Ma non ci sono prove che dimostrino che sia andata così. «Sarebbe da andare a vedere se è rimasto qualcosa nei vecchi magazzini di Scau a Roma».

Azzalini si appella ai parlamentari di Belluno, chiedendo da una parte di «capire se è un caso isolato e chiedere aiuto», e  dall’altra di  «attivarsi a Roma e scoprire cosa ne è stato dei documenti di Scau». Il marito della donna ha detto di essersi rivolto al patronato Inac, Inps, al sindaco e a vari legali e di aver anche domandato per conto della moglie, un indennizzo di chiusura attività che le consentirebbe di avere un’entrata fissa di 516 euro al mese almeno fino ai 67 anni. Finora, però, nessuna risposta.

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