Il caso dei rifiuti tossici italiani in Tunisia di cui nessuno parla

E’ una storia che inizia la scorsa estate, diventa notizia tra novembre e dicembre e che ancora non si è risolta. Ma la cosa incredibile è che non ne parla nessuno.

Rifiuti tossici provenienti dall’Italia, dalla Campania in particolare. Un ministro dell’ambiente arrestato, oltre venti funzionari inquisiti, una inchiesta giornalistica e poi giudiziaria devastante, mentre l’opinione pubblica  si indigna e protesta. Questa è la dimensione dello scandalo esploso ormai da mesi in Tunisia di cui sembra che quasi nessuno si stia occupando nel nostro paese. Eppure i rifiuti sono nostri, senza dubbio. Andiamo a ricostruire la vicenda: tutto inizia, almeno mediaticamente, grazie ad una inchiesta del canale televisivo tunisino El Hiwar Ettounsi mandata in onda ad inizio novembre. Si parla di 70 container di rifiuti in arrivo dall’Italia, spediti dall’azienda Sviluppo Ambientale srl di Polla, in provincia di Salerno, e ricevuti dalla Soreplast, ditta con base nel porto di Sousse, terza città della Tunisia per numero di abitanti.  La ditta ricevente non ha nemmeno l’autorizzazione per accogliere quel tipo di scarti, che dovrebbero essere “rifiuti plastici post industriali non pericolosi da riciclare”. Invece è immondizia tossica da eliminare: si tratta di materie plastiche, rifiuti ospedalieri, centraline elettriche, scarti industriali, rifiuti domestici.

Leggi anche: Spionaggio Russia: tra Sputnik ed “effetto Biden”, attenzione alle strumentalizzazioni

Roba da Terra dei Fuochi, insomma. Che arrivano in Tunisia per essere smaltiti: però il paese africano, nostro dirimpettaio nel Mediterraneo, non ha le infrastrutture per farlo, come molti paesi in via di sviluppo. Ma non è tutto: l’inchiesta mette in evidenza che ci sono altri 200 container dei medesimi rifiuti stoccati a Suessa già da questa estate. E nessuno sa che farne. Il caso diventa da mediatico giudiziario, e poi politico. Il ministro dell’Ambiente Mustapha Aroui viene arrestato, con lui altri funzionari: la popolazione scende in piazza, la stampa internazionale inizia ad occuparsene. In Italia il silenzio quasi assoluto: pochi articoli, ma sopratutto pochissimi rappresentanti della politica e delle istituzioni che si interessano al caso. Un europarlamentare ex M5S, una consigliera regionale sempre del M5S, una senatrice di Liberi e Uguali, il partito di estrema sinistra Potere al Popolo. Per quel che riguarda il resto, silenzio assoluto.

Mustapha Aroui, il ministro dell’Ambiente arrestato a dicembre

Eppure non si sta parlando di una vicenda di poco conto: si sta parlando di traffico di rifiuti tossici, è grave. Evidentemente non abbastanza. E’ curioso che veramente nessuno si occupi della vicenda, però: perchè la politica italiana di Tunisia si occupa, ogni tanto. Per esempio, ricordate quando nel 2018 Matteo Salvini accusò il paese africano di “esportare galeotti” in Italia? L’attuale leader della Lega era ministro dell’Interno da pochi giorni, ed intervenne in tema di immigrazione, all’indomani dell’ennesimo naufragio in cui avevano perso la vita decine di uomini, donne e bambini. Fu un mezzo caso diplomatico con la Tunisia, che rientrò dopo qualche polemica. Lungi da noi la tentazione di essere retorici, ma un pensiero sorge spontaneo: sarebbe bello che Salvini tornasse ad occuparsi di Tunisia, e lo facesse, da segretario di un partito di governo, per collaborare a gestire la situazione di caos generata dai rifiuti tossici che stiamo esportando.

Leggi anche: Ergastolo ostativo: la differenza tra vendetta e giustizia, anche se non ci piace

E’ una provocazione, certo. Ma l’inchiesta in Tunisia procede, ed i rifiuti restano lì. C’è anche la possibilità che tornino indietro, ed a quel punto sarà inevitabile che qualcuno se ne occupi. Ma potrebbe essere già tardi. Resta al momento l’odiosa sensazione che, quando i problemi sono a casa d’altri, pur se causati da noi, poco ce ne interessa. Decisamente un pessimo modo di fare politica.

Impostazioni privacy