Domiciliari per l’untore hiv Claudio Pinti. L’ex che ha contagiato:«Tradita, me lo ritroverò in ospedale»

Accolta la richiesta di scarcerazione del suo legale, per consentire all’uomo di curarsi. Il video su Facebook della donna che lo ha denunciato:«Quella persona ha fatto tanto male, verrà nel mio stesso centro dove mi curo»

Claudio Pinti-Meteoweek.com

Claudio Pinti era sieropositivo ma ebbe rapporti sessuali con moltissime donne (inconsapevoli che l’uomo fosse malato) che contagiò. Una di loro, Giovanna Garini, madre di sua figlia, morì nel 2017. Adesso, però, «l’untore seriale», condannato a 16 anni e 8 mesi per omicidio volontario e lesioni gravissime, uscirà dal carcere e sconterà la sua pena ai domiciliari.

L’uomo sta male e si deve curare, ha detto il suo legale  Massimo Rao Camemi e la Corte d’Assise d’Appello di Ancona, ha dato il nulla osta per i domiciliari con dispositivo elettronico. La Procura generale delle Marche ha fatto appello e a decidere sarà il Riesame. Ma ora lo scenario che si sta per paventare sa di surreale.

Se Pinti dovesse uscire di prigione per curarsi, potrebbe finire all’ospedale «Torrette» di Ancona. E proprio qui potrebbe incrociare l’ex compagna (che si sta curando) Romina Scaloni, che lo denunciò dopo averne scoperto la sieropositività, facendo partire l’inchiesta.

Romina ora è furiosa, e in un video su Facebook ha espresso tutta la sua rabbiaÈ quella persona che mi ha fatto tanto male e mi ha distrutto la vita, la stessa persona che ha ucciso una donna di 32 anni, madre della loro figlia, la stessa persona che ha devastato e rovinato la vita di quella bimba». Il video è stato pubblicato il 4 maggio, «e quello stesso giorno del 2018 ricevetti il messaggio della cognata di Pinti che mi confidava la sua patologia, patologia che se non curata è mortale».

La donna continua: «Un detenuto ai domiciliari può avere tante possibilità, tra cui quella di fuggire, potrei ritrovarmelo qui… Forse i giudici non hanno pensato che l’hanno autorizzato ad andare da solo e liberamente nell’ospedale per curarsi, lo stesso ospedale dove vado io a curarmi per trattare l’Hiv. E ci possiamo incontrare. Tutto questo non è normale, lo trovo inconcepibile e inaccettabile».

Pinti-Meteoweek.com

Intanto ora si scatenerà una battaglia legale. La Procura generale di Ancona si appellerà al Tribunale del riesame per evitare che all’uomo vengano dati gli arresti domiciliari. La Corte di Assise di Appello aveva accolto la richiesta dei domiciliari presentata dai legali di Pinti.

Il presidente della Corte Giovanni Trerè aveva spiegato la decisione, dicendo che Pinti aveva lasciato le tesi negazioniste e che quindi non c’era pericolo di reiterare il reato. Ieri ha presentato appello al riesame il procuratore generale Sergio Sottani col sostituto della Procura generale Cristina Polenzani. «Non riteniamo incompatibile la permanenza a Rebibbia», dice Sottani, «può essere curato dal carcere».

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Il riesame ha 10 giorni per comunicare la sua decisione. Intanto la scelta del presidente Treré procede perché l’istanza della Procura non ha un valore sospensivo. Entro il 10 maggio Pinti potrebbe tornare a casa ai domiciliari. Se poi il riesame accetterà la richiesta della Procura, Pinti tornerà in prigione.

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