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Politica

Autostrade torna in mano pubblica. E ai Benetton vanno 2,4 miliardi

E’ giunta a termine la lunga contesa su Autostrade per l’Italia iniziata con il crollo del ponte Morandi: Atlantia e i Benetton si preparano a uscire da Autostrade per l’Italia che tornerà in mano pubblica. E’ l’accordo ottenuto dopo il via libera degli azionisti di Atlantia, che ha deciso per la cessione dell’intera quota dell’88,06% al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti, a sua volta controllata dal Tesoro. In cambio la famiglia Benetton (proprietaria di Atlantia al 30%) otterrà 2 miliardi e mezzo per la cessione. I soldi, comunque, resteranno alla holding per investimenti o misure atte a ridurre il debito. 

MeteoWeek.com (da Getty Images)

Il lungo percorso di trattative che ha coinvolto Autostrade per l’Italia e lo Stato è quasi giunto al capolinea. Dopo quasi tre anni dal crollo del Ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone, sul fronte aziendale si giunge a un accordo. Lontane, ormai, le minacce di revoca della concessione giunte appena dopo la tragedia e rinnovate a più riprese. Alla prova dei fatti, una manovra di questo tipo avrebbe provocato non pochi problemi legali e fiscali che, pian piano, si sono rivelati improponibili. Cosa è stato deciso, allora? Atlantia e Benetton si preparano a uscire da Autostrade per l’Italia che (a 22 anni dalla prima privatizzazione) tornerà in mano pubblica. Il via libera all’accordo è arrivato anche dall’assemblea degli azionisti di Atlantia, che ha dato l’ok per la cessione dell’intera quota dell’88,06% al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti, al quale partecipano anche i fondi esteri Blackstone e Macquarie.

Sul piatto, dopo diverse trattative, c’era una valutazione di 9,1 miliardi per il 100% della società più una quota del 2% annuo sul prezzo dall’1 gennaio 2021 alla data del closing e i ristori statali. In questo modo l’88% è salito così 7,9 miliardi. Durante la votazione, tra i grandi soci istituzionali solo Lazard ha ritenuto l’offerta da 9,1 miliardi non adeguata. La dismissione di Autostrade verrà formalizzata da Atlantia nel consiglio di amministrazione convocato per il 10 giugno. Come si traduce tutto questo? In 2,4 miliardi di valorizzazione che saranno destinati alla famiglia Benetton, proprietaria al 30% di Atlantia attraverso Edizione, per la cessione di Autostrade alla Cassa depositi e prestiti. I soldi, comunque, resteranno alla holding che dovrebbe utilizzare la dote per investimenti o per ridurre il debito.

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Autostrade, dove finiscono i soldi destinati ai Benetton?

MeteoWeek.com

I soldi, come già anticipato, resteranno in seno ad Atlantia per investimenti futuri o riduzione del debito. Si parla, ormai, di 4,5 miliardi di debito, mentre l’assegno corrisposto dagli acquirenti sarà di circa 8 miliardi. A questo punto, resterebbero 1,1 miliardi che potrebbero essere spesi – riporta il Corriere – anche per rilevare il 12% di Autostrade in mano agli investitori esteri (Silk Road e Allianz). Per quanto riguarda il management di Atlantia, può decidere se azzerare l’indebitamento. Resterebbero poi utilizzabili altri quattro miliardi per vari fondi di investimento. Così si conclude il lungo percorso dai tempi delle minacce di revoca della concessione, che però avrebbe dato il via a un procedimento amministrativo col rischio di un maxi-indennizzo da riconoscere ad Atlantia.

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Con l’amaro in bocca

In quei giorni lo Stato si è dovuto scontrare con vincoli contrattuali che, alla fine, hanno portato a una soluzione che sembra lasciare l’amaro in bocca ai parenti delle vittime del ponte Morandi. E come dar loro torto. Parlano di “fondi pubblici che vanno a remunerare questa società“. Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi avrebbe ribadito: “Siamo molto amareggiati. Non sono sorpresa dell’ok degli azionisti di Atlantia, sarebbe stato come rifiutare un terno al lotto. Io auspico che, visto che Cdp avrà l’ultima parola, spero ci sia un ripensamento e che la contrattazione non vada avanti”. Resta solo la speranza, di un ripensamento, o di incastrare – almeno a livello giudiziario – i reali colpevoli della strage: il processo ha appena finito la fase delle indagini preliminari. Sono 69 le persone che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Si attendono ora le richieste di rinvio a giudizio.

 

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