Guardian: “Dal post-fascismo al mainstream, Meloni in rapida ascesa”

Il Guardian pubblica un’analisi su Fratelli d’Italia (Fdi), incentrata su una domanda fondamentale: vista la rapida ascesa nei sondaggi, Giorgia Meloni entrerà a breve in quello che viene definito “mainstream”?

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Il Guardian la definisce “una nuova e abrasiva forza politica” ormai matura: sta parlando di Fratelli d’Italia e della leader di Fdi, Giorgia Meloni, in rapida ascesa nei sondaggi. Per il partito, sostiene il Guardian, ora sarà il tempo del mainstream. Un percorso non da poco per quello che era un “ex partito minore con le radici nella destra post-fascista“. Ora, quel partito nato nel post-fascismo, “è la forza politica in più rapida crescita nel paese, seconda per popolarità solo alla Lega di Salvini“. A dimostrarlo sono direttamente i numeri: alle elezioni del 2018 ottenne il 4%, oggi “supera il 19% appena dietro la Lega“, sottolinea il Guardian. Le motivazioni potrebbero essere tante. Secondo il Guardian la ragione del successo risiede “nella decisione della leader del partito Giorgia Meloni di rimanere fuori dal governo di emergenza di Draghi“, posizione che le consente di criticare apertamente le strategie adottate dal governo e di non “sporcarsi” in caso di fallimento. Inoltre, una posizione di questo tipo – tanto ambita anche da Salvini – le consente di conservare quella reputazione da incorruttibile e “intransigente” che la leader di Fdi si è creata lentamente.

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Le ragioni del successo

Il Guardian però ipotizza che dietro il successo di Fratelli d’Italia ci sia altro: “L’ascesa della focosa Meloni, che ha pubblicato un’autobiografia di successo, indica un’ulteriore radicalizzazione della destra italiana“, che sfrutta “la politica identitaria” e “le ansie pandemiche“. Una strategia che Giorgia Meloni, “che si è fatta le ossa politicamente nei movimenti giovanili postfascisti“, maneggia con profitto, abbracciando lo stesso “conservatorismo nazionale” di Matteo Salvini. Verrebbe da aggiungere, però, l’esistenza di una discriminante fondamentale tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni: Salvini ha già avuto modo di andare al governo e di saggiare la propria capacità di governo, mentre Giorgia Meloni può ancora custodire un tesoretto di consensi accumulato attraverso la pratica dell’opposizione. Dunque, le aspettative si sarebbero semplicemente travasate dal leader della Lega alla leader di Fratelli d’Italia. Ma il succo resta quello del “conservatorismo nazionale“. Tra l’altro è una dinamica che non sfugge all’articolo del Guardian, che conclude: “Draghi, ex capo della Banca centrale europea, governa così un paese in cui i due partiti più popolari appartengono all’estrema destra illiberale ed euroscettica. Le elezioni non sono previste fino al 2023“, ma senza un radicale cambio passo in materia di salute e lavoro “è probabile che l’ascesa allarmante della Meloni continui“.

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I segni del successo

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

I segni di questa ascesa si trovano un po’ ovunque: dai numeri dei sondaggi all’affanno di Matteo Salvini per restare al centro della coalizione di centrodestra, fino al successo del libro di Giorgia Meloni, per terminare con un probabile successo alle amministrative di Roma, dove potrebbe esser presentato come candidato unico del centrodestra proprio Enrico Michetti, il candidato da lei sostenuto fin dall’inizio. Poi, per giovedì, l’invito dal premier Mario Draghi: “Gli avevo chiesto incontri periodici e cadenzati anche con l’opposizione, perché riteniamo di poter dare il nostro contributo. Apprezzo che Draghi ci abbia ascoltato“. Giorgia Meloni l’ha capito dove risiede il seme del suo successo: in quella strenua difesa dell’italianità, della famiglia tradizionale, e di molto altro che appare – effettivamente – come un’evoluzione mainstream di quella radice post-fascista in cui era nato il partito.

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E l’identità di Fdi riecheggia in ogni parola della leader, che a proposito dell’incontro con Draghi avrebbe affermato in un’intervista al Corriere: “Il risultato non lo cerco per me, ma per gli italiani. Ho detto che avremmo fatto un’opposizione patriottica e responsabile, non cambio idea. Quindi solleverò il tema delle limitazioni della libertà personale che non può più essere sottaciuto, insisterò perché si acceleri quanto più possibile sulle riaperture interrompendo la continuità di azione — su questo piano — con il governo Conte”. Salvini con il suo “prima gli italiani“, Meloni con la sua “opposizione patriotticaMa non sarà che i cittadini italiani stanno andando da un’altra parte rispetto alle intenzioni europeiste e pienamente globalizzate dei rappresentanti politici che al momento guidano la nazione? Non sarà che prima o poi dovremo fare i conti con questa triste discrepanza?

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