Saman Abbas, la violenta lite con i genitori e gli insulti: “Dammi i documenti”

La sera del 30 aprile Saman aveva tentato di fuggire e ha avuto una violenta lite con i genitori con urla e insulti.

Saman Abbas – Meteoweek

Secondo quanto emerso dall’ordinanza di custodia in carcere del Gip di Reggio Emilia per cinque indagati, padre, madre, zio e due cugini della ragazza, Saman Abbas aveva tentato di fuggire la sera del 30 aprile, e c’è stata una violenta lite con i genitori.

Secondo le ricostruzioni, Saman e i genitori hanno avuto un violento litigio, con urla e insulti “Dammi i documenti”, sono state le parole della ragazza rivolte al padre. Lui le ha chiesto se voleva sposare qualcuno e lei ha detto che voleva solo andare via e non sposare qualcuno. Poi ha preso le sue cose ed è fuggita. Il padre allora ha chiamato lo zio perché la riportasse a casa. Lo zio poi è tornato, dicendo che tutto era sistemato.

Volevano punirla per motivi religiosi

“Saman è andata via di nuovo”. “Adesso arrivo”. Questo il dialogo, ricostruito da una testimonianza, tra Shabbar Abbas, padre della 18enne scomparsa a Novellara e lo zio Hasnain Danish, la sera del 30 aprile. Quando lo zio è tornato a casa Saman non c’era, ma l’uomo era in possesso dello zainetto che la ragazza aveva con sé. Secondo il Gip di Reggio Emilia Luca Ramponi lo zio, attualmente ricercato, sarebbe dunque l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre per quanto riguarda i genitori, attualmente in Pakistan, “è certo – scrive il giudice – che costoro avessero programmato anche di ucciderla per punirla dell’allontanamento dai precetti dell’Islam e per la ribellione alla volontà familiare nonché per le continue fughe di casa”. Si deve quindi ritenere che nel chiamare lo zio, che tutti i familiari sapevano essere un uomo violento, per sistemare le cose, abbiano accettato il rischio che la uccidesse. Nell’istigare lo zio a risolvere la questione avrebbero in sostanza acconsentito “all’esito omicidiario in ragione delle proprie intime convinzioni etiche e religiose”.

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Saman era tornata l’11 aprile a casa, per recuperare i suoi documenti, dopo che da novembre era stata in una comunità protetta. Ma il 22 aprile si è rivolta ancora una volta ai carabinieri per denunciare i genitori che non volevano consegnarglieli e cercavano di costringerla a un matrimonio combinato. La successione dei fatti è ricostruita dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Gip di Reggio Emilia Luca Ramponi sui fatti di Novellara. Il 5 maggio l’assenza della giovane e dei genitori, partiti per il Pakistan il primo maggio, è stata scoperta quando i militari sono andati a fare una perquisizione nella casa, proprio con l’obiettivo di recuperare i documenti.

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