Anziani e vulnerabilità al Covid-19, ecco spiegata la ragione

A causa del Covid 19 il maggior numero di decessi si è verificato tra gli anziani. Gli anni aumentano e le difese per proteggerci da virus e malattie si abbassano. Le strategie per far fronte all’immuno-senescenza ci sono.

Anziani e vulnerabilità al covid, ecco spiegata la ragione – Meteoweek

Nel costo alto della pandemia c’entra anche l’invecchiamento del sistema immunitario, la cosiddetta immuno-senescenza. Perché passata una certa età si è così a rischio? Il maggior numero di decessi da Covid-19 si è verificato tra gli anziani. Riassume un articolo su Lancet Healthy Longevity: le malattie e gli acciacchi c’entrano sì, ma solo in parte, si chiede di guardare anche altrove se vogliamo uscire (e non rischiare di ripiombare) da tutto questo. E se da una parte, è un processo del tutto naturale, qualcosa per contrastarlo potremmo farlo, scrivono gli autori su Lancet. Giuseppina Candore, professoressa associata di Patologia Generale presso l’Università degli Studi di Palermo, dove coordina il progetto finanziato dalla Ue chiamato Isolda (Improved vaccination Strategies for OLDer Adults) per potenziare la risposta ai vaccini negli anziani spiega che “L’immuno-senescenza è termine in uso ormai da decenni per riassumere la ridotta efficienza della risposta immunitaria che compare con il tempo, la quale, di fatto, si associa a un aumento delle malattie infettive nell’anziano, al punto da porle tra le principali cause di morte in questa fascia d’età”. Biologicamente parlando quello che si osserva è una perdita di funzione di tutti i componenti del sistema immunitario, tanto a carico dell’immunità naturale (le prime armi di difesa dell’organismo, le più rudimentali), che di quella acquisita (ovvero dei linfociti B e T).

Anziani e vulnerabilità al covid, ecco spiegata la ragione – Meteoweek

“Tutti i componenti del sistema immunitario invecchiando perdono funzione, per esempio si osserva una ridotta produzione di anticorpi da parte delle cellule B, e in modo particolare cambia la risposta dei linfociti T”. ci spiega la ricercatrice: In questo caso quello che si osserva, continua l’esperta – è una ridotta capacità di rispondere alle nuove aggressioni: “Nelle persone anziane si accumulano cellule che ricordano le infezioni precedenti mentre diminuiscono quelle che sarebbero in grado di difenderci da nuovi antigeni”. Ma non solo. Nell’anziano si osserva anche uno stato d’infiammazione cronico di basso grado: l’arrivo di nuovi agenti esterni contribuisce ad acuire ulteriormente la risposta infiammatoria: “È quello che osserviamo per esempio con la tempesta di citochine infiammatorie che si accompagna alle infezioni da coronavirus”, continua a spiegarci la professoressa Candore.

Da poco per la popolazione anziana è arrivato anche un vaccino quadrivalente Adiuvante. Oltre alla presenza dell’adiuvante – introdotto per stimolare la risposta immunitaria più debole negli anziani – il nuovo prodotto è pensato per proteggere da due ceppi influenzali A e due B. Approvato a giugno dalla Commissione Europea dovrebbe arrivare tra i vaccini anti-influenzali per la prossima stagione.Così, per gli anziani, a differenza del resto della popolazione, nelle ultime raccomandazioni figurano vaccini trivalenti adiuvanti o vaccini quadrivalenti ad alto dosaggio, con dosi maggiori di antigene rispetto alle formulazioni tradizionali. La presenza di adiuvante da una parte, e dell’alto dosaggio dall’altro, hanno lo scopo di stimolare la risposta immunitaria nell’anziano potenziando la risposta al vaccino. Perché i vaccini per l’influenza non sono tutti uguali: alcuni, in particolare, sono più adatti di altri alle diverse fasce di popolazione. È per questo che, nelle raccomandazioni che il ministero stila ogni anno in vista della stagione influenzale, compare anche una piccola guida ai diversi vaccini per le diverse fasce d’età. Di strategie per far fronte all’immuno-senescenza negli anni ne sono state sviluppate; mirano per esempio a irrobustire la risposta immunitaria quando più serve, come dopo un vaccino: basti pensare ai prodotti adiuvanti o ad alto dosaggio impiegati nelle campagne di vaccinazione anti-influenzale.

Sono fondamentali la solita buona dose di attività fisica, le buone abitudini a tavola, con attenzione a minerali e vitamine che aiutano a regolare lo sviluppo e il mantenimento della risposta immunitaria, per esempio, ricorda Candore. È tanto, ma non basta. L’invito per contrastare l’immuno-senescenza è a uno stile di vita sano. Puntare su micronutrienti, come lo zinco, selenio o la vitamina E e C, a maggior ragione considerando che problemi di malnutrizione e carenze non sono affatto così rari in questa popolazione, scrivono, su The Conversation, Margaret Rayman e Philip C. Calder della University of Southampton.”Alcune strategie puntano all’uso di molecole in grado di stimolare la risposta immunitaria, l’interleuchina-7 come fattore di crescita per i linfociti T, o gli anticorpi che bloccano gli inibitori della risposta immunitaria o ancora gli inibitori di alcuni enzimi, le chinasi, che possono aiutare a potenziare l’attività delle cellule T”, riassume la ricercatrice. E poi quelli volti a migliorare la risposta contro le infezioni virali.Più medico è invece tutto un filone di ricerca contro l’immuno-senescenza

Anziani e vulnerabilità al covid, ecco spiegata la ragione – Meteoweek

“Anche le tempistiche di queste sperimentazioni devono essere limitate ed eventualmente avvenire quando alcune infezioni sono piuttosto frequenti, per esempio idealmente durante una stagione influenzale, così da poter osservare eventuali effetti protettivi”.”Il problema è come studiare i farmaci che devono prevenire l’invecchiamento – confida la ricercatrice – soprattutto perché sono destinati a una popolazione che soffre di diverse e varie malattie. Gli anziani sono quelli che prendono più farmaci, ma al tempo stesso quelli su cui sono meno testati”. Su Lancet Healthy Longevity, Ilaria Bellantuomo, co-direttrice dell’Healthy Lifespan Institute dell’Università di Sheffield, e colleghi discutono del possibile ruolo di alcuni geroprotettori – farmaci mirati a proteggere le cellule dall’invecchiamento – nel trattamento e nella prevenzione di Covid-19, come gli inibitori di mTOR o le statine, per esempio. Alcuni di questi farmaci sono capaci di agire su più fronti: sia spegnendo l’eccessiva risposta infiammatoria che potenziando l’immunità. Ma studiarli è tutt’altro che facile: Per questo, la proposta di Bellantuomo e colleghi è quella di utilizzare l’intelligenza artificiale che permetta d’individuare dei pazienti che hanno caratteristiche simili da includere in una sperimentazione, così da contrastare la variabilità associata alle eventuali risposte di un farmaco.

La conclusione degli autori è che la ricerca, quella in cui, “la maggior parte delle sperimentazioni non include adulti con comorbidità”, deve cambiare se vogliamo migliorare la salute di una popolazione sempre più vecchia. E considerare, appunto, anche l’immuno-senescenza.

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