Rilancio Alitalia, diventa Ita. Nuovo piano industriale e assunzioni graduali

Nasce la nuova compagnia di volo Ita che sostituisce Alitalia. Ne assorbirà gradualmente gli asset e il personale

Scongiurata la chiusura Alitalia, l’azienda si rinnova e si trasforma in Ita, data ufficiale per il via è il 15 ottobre con una flotta dimezzata di 52 aerei e con soli 2.800 dipendenti rispetto agli attuali 11mila. Ma, subito dopo, punterà a crescere e a riguadagnare posizioni, tanto che già il prossimo anno conta di assorbire 5.750 dipendenti della vecchia compagnia.

La trattativa con parti sociali e istituzioni è stata lunga e complessa, il tavolo prevedeva anche la presenza dell’Ue. Ma la nuova formula non lascia soddisfatti i sindacati che definiscono inaccettabile l’impostazione della nuova compagnia. La discussione con la Commissione Europea su Ita “ha consentito di giungere ad una soluzione costruttiva ed equilibrata, che garantisce la discontinuità necessaria al rispetto della normativa europea”, sec0ndo il ministero dell’Economia.

L’approvazione del nuovo piano industriale prevede un aumento di capitale da 700 milioni di euro, in questo modo Ita potrà acquisire tramite negoziazione diretta con Alitalia gli asset del settore volo, mentre il brand Alitalia sarà ceduto attraverso una gara pubblica, bandita e gestita da Alitalia, alla quale ITA parteciperà “in quanto ritiene il brand elemento imprescindibile”. Lo stesso vale per le attività di “Ground Handling” e la “Manutenzione”.

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Sebbene siano inizialmente previsti tagli e la nuova compagnia partirà leggera, la promessa è che sia la flotta che il personale cresceranno. Il piano di crescita prevede 78 aerei nel 2022 e 105 a fine 2025, 81 dei quali di nuova generazione (il 77% della flotta). Anche il personale è destinato ad aumentare: si parte con un numero di dipendenti per gestire l’Aviation pari a 2.750-2.950, che salirà a fine piano (2025) a 5.550-5.700 persone. La nuova compagnia, sostiene il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, “sarà in grado di competere sui mercati italiani e internazionali e si integrerà con il sistema del trasporto ferroviario”.

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Ma come detto la soluzione lascia molti scontenti, in primis i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl TA, secondo i quali si prefigura uno “spezzatino aziendale con nessuna certezza per le attività a terra di handling e di manutenzioni. E’ inaccettabile che su 10.500 lavoratori vengano assunti solamente 2.750-2.950 il primo anno. Anche il brand messo a gara prefigurerebbe evidenti danni commerciali. E’ un piano debole anche in prospettiva ricavi fino al 2025. Sono errori gravissimi che rendono inaccettabile questa impostazione”.

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