L’ex carabiniere che sparò al G8 a Carlo Giuliani:«Da 20 anni vivo in una prigione infinita»

L’ex carabiniere che sparò al G8 a Carlo Giuliani:«Da 20 anni vivo in una prigione infinita». Ecco che cosa ha detto

G8-Meteoweek.com

Era il 20 luglio 2001 quando Carlo Giuliani, all’epoca 23enne, manifestante che partecipò alle proteste del movimento no-global, restò ucciso a causa di un colpo di pistola esploso da un carabiniere durante gli scontri al G8 di Genova. Mario Placanica, carabiniere ausiliario che esplose due colpi in aria, fu prosciolto dall’accusa di omicidio, ma dice di vivere come se fosse finito ugualmente in carcere. Solo che è una prigione ancora più solitaria e buia.

Intervistato dall’Agi, Placanica ha raccontato, a 20 anni dai fatti del G8:«Io sono morto da quel giorno come Giuliani. Sono un uomo di 40 anni che vive buttato come una cosa abbandonata. Senza amici, li cerco su Facebook ma i loro nomi non li trovo più. Senza lavoro. Senza sbocchi». L’ex carabiniere è su una sedia a rotelle dopo un incidente in auto. «L’unica distrazione che ho è guardare mio zio che annaffia le piante alle 4 e 30 del mattino. Che devo fare? Non lavoro dal 2014. Ero in graduatoria per un posto al Ministero dell’Interno ma poi sono stato dichiarato inabile. E da inabile, a differenza che da invalido civile, non posso avere un impiego pubblico. Sono bravino col computer, anche se ora pure la vista mi sta lasciando. Mi bruciano gli occhi perché sto troppo tempo davanti allo schermo». 

Placanica ha vissuto un periodo in comunità, per uscire dalla depressione ed è stato meglio. Poi suo padre è morto l’anno scorso e «Nei giorni successivi ho aspettato che si presentasse un rappresentante dello Stato, uno qualsiasi. A dirmi: “Signor Placanica, non si preoccupi, siamo con lei’. Bastava che suonasse anche un vigile del Comune. Ho sofferto tantissimo che nessuno abbia bussato”».

In merito a Carlo Giuliani e ai suoi familiari, Placanica afferma:«Quello che è successo al G8 è stata una cosa molto brutta, eravamo due ragazzi che portavamo ideali diversi, ma due ragazzi. Io servivo lo Stato, Giuliani manifestava. Soffro pensando a Carlo, aveva 20 anni come me. Ho incontrato Giuliano (il padre di Carlo, ndr) due volte, per caso o forse perché aveva organizzato la moglie, alla stazione Termini. Ci siamo stretti la mano. Ma sento di avere il dovere di incontrare anche la mamma. Per chiedere scusa, ma non perché sono un assassino. Io non lo sono. Ho creduto che fosse impossibile difendermi e ho sparato due colpi in aria. Non mi rendevo conto di quello che stava accadendo, avevo 20 anni».

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Da una perizia si è stabilito che uno dei due proiettili sarebbe stato deviato da un calcinaccio e avrebbe poi colpito il 23enne. «Sono stati celebrati tanti processi sul G8 ma ci sono dei colpevoli mai scovati e mai andati a giudizio e nemmeno individuati in tutte le commissioni d’inchiesta in Parlamento. Sono persone ancora nell’Arma, sono quelli che sapevano e stanno in silenzio da 20 anni», aggiunge Placanica.

La versione dell’ex carabiniere è scritta in un libro da poco uscito, a cura di Andrea Di Lazzaro, dal titolo:”Distrutto dall’atto dovuto”. Placanica chiosa:«Vorrei girare un po’ per parlare di questo libro e vorrei lavorare. Vorrei tanto che qualcuno mi aiuti a uscire da qui dandomi una possibilità».

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