Il figlio di una vittima di Nassiriya: “I nostri cari strappati alla vita per niente”

Le parole di Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere Domenico, morto nell’eccidio di Nassiriya, in merito al ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Parole piene di sofferenza, di rabbia. La sofferenza di chi ha perso una persona cara in un evento tragico e terribile.


“Leggere le notizie che arrivano dall’Afghanistan da’ la sensazione che le lancette dell’orologio siano state riportate indietro di 20 anni, che oltre 50 vite di nostri connazionali siano state sprecate, insieme ad un’ingente quantità di denaro. Da figlio di un uomo che ha perso la vita in uno scenario di guerra, l’unica consolazione che mi ha accompagnato in questi anni è stata la consapevolezza che la vita di mio padre non sia stata sprecata”. Le parole di Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere Domenico, morto nell’eccidio di Nassiriya.

Sono 53 i militari che hanno perso la vita per liberare il Paese dalla dittatura talebana e oltre 700 i feriti. Venti anni di lotta al terrorismo pagati a caro prezzo. Questa ‘fuga’ è un oltraggio per i nostri caduti e per le loro famiglie che ancora li piangono e avevano come unico conforto il fatto che fossero lì per proteggere un popolo e liberarlo dai loro aguzzini. Sono morti in attentati, o durante degli scontri a fuoco. A causa di incidenti o a causa di malori, uno di loro si è anche suicidato.

“Spero invece – ha proseguito – abbia contribuito, nel servire la Patria, a migliorare la vita di popoli più sfortunati e a veicolare messaggi di democrazia e civiltà. I figli, le mogli e i padri degli uomini morti in Afghanistan staranno vivendo la terribile sensazione che i loro cari siano stati strappati alla vita per niente, adesso che i Talebani riprendono il controllo dell’Afghanistan con tutto il carico di estremismo, di oscurantismo e di violenza di cui sono capaci. Esprimo tutta la mia solidarietà a queste famiglie e condivido il loro dolore”, ha poi aggiunto Intravaia. “Continuo a credere nell’impegno internazionale del mio Paese nella difesa dei diritti umani e mi appello al presidente Draghi affinché faccia valere la sua credibilità in seno alla comunità internazionale e questa compia ogni sforzo per difendere le difficili conquiste di civiltà ed emancipazione fatte in quel territorio, anche grazie all’alto tributo di sangue pagato dai militari italiani. Non possiamo consentire al terrorismo di vincere”

I caduti italiani in Afghanistan

GIOVANNI BRUNO – 3 ottobre 2004.

BRUNO VIANINI – 3 febbraio 2005.

MICHELE SANFILIPPO – 11 ottobre 2005.

MANUEL FIORITO e LUCA POLSINELLI – 5 maggio 2006.

CARLO LIGUORI – 2 luglio 2006.

GIUSEPPE ORLANDO – 20 settembre 2006.

GIORGIO LANGELLA e VINCENZO CARDELLA – 26 settembre 2006.

LORENZO D’AURIA – 24 settembre 2007.

DANIELE PALADINI – 24 novembre 2007.

GIOVANNI PEZZULO – 13 febbraio 2008.

ALESSANDRO CAROPPO – 21 settembre 2008.

ARNALDO FORCUCCI – 15 gennaio 2009.

ALESSANDRO DI LISIO – 14 luglio 2009.

ANTONIO FORTUNATO, ROBERTO VALENTE, MATTEO MUREDDU, GIANDOMENICO PISTONAMI, MASSIMILIANO RANDINO, DAVIDE RICCHIUTO – 17 settembre 2009.

ROSARIO PONZIANO – 15 ottobre 2009.

PIETRO ANTONIO COLAZZO – 26 febbraio 2010.

MASSIMILIANO RAMADU’ e LUIGI PASCAZIO – 17 maggio 2010.

FRANCESCO SAVERIO POSITANO – 23 giugno 2010.

MARCO CALLEGARO – 25 luglio 2010.

MAURO GIGLI e PIERDAVIDE DE CILLIS – 28 luglio 2010.

ALESSANDRO ROMANI – 17 settembre 2010.

GIANMARCO MANCA, FRANCESCO VANNOZZI, SEBASTIANO VILLE, MARCO PEDONE – 9 ottobre 2010.

MATTEO MIOTTO – 31 dicembre 2010.

LUCA SANNA- 18 gennaio 2011.

MASSIMO RANZANI – 28 febbraio 2011.

CRISTIANO CONGIU – 4 giugno 2011.

GAETANO TUCCILLO – 2 luglio 2011.

ROBERTO MARCHINI – 12 luglio 2011.

DAVID TOBINI – 25 luglio 2011.

MATTEO DE MARCO – 16 settembre 2011.

RICCARDO BUCCI,MARIO FRASCA, MASSIMO DI LEGGE – 23 settembre 2011.

GIOVANNI GALLO – 13 gennaio 2012.

FRANCESCO CURRO’, FRANCESCO PAOLO MESSINEO, LUCA VALENTE – 20 febbraio 2012.

MICHELE SILVESTRI – 24 marzo 2012.

MANUELE BRAJ – 25 giugno 2012.

TIZIANO CHIEROTTI, 25 ottobre 2012.

GIUSEPPE LA ROSA, 7 giugno 2013.

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