Il motivo per cui abbiamo lasciato l’Afghanistan è che non ci interessava

Una storia lunga 20 anni conclusasi con il ritiro delle truppe occidentali. Un fallimento enorme e un paese tornato indietro di secoli

La missione in Afghanistan, iniziata ormai 20 anni fa, aveva un unico obiettivo ufficiale: distruggere Al Qaida in seguito all’attacco delle Torri Gemelle di New York e cancellare così la minaccia terroristica globale che metteva in ansia non solo gli Stati Uniti ma tutti i paesi occidentali alleati.

Le cose andarono un po’ diversamente e le motivazioni reggevano poco, come ben sappiamo, ma ebbe quantomeno l’effetto di mettere fine al regime imposto dai talebani, al potere dal 1996, e distruggere i campi di addestramento terroristico installati nel in Afghanistan. Una democrazia flebile sostenuta militarmente dalle forze Nato è poi crollata in seguito al ritiro delle truppe Usa e Nato, riportando il Paese politicamente indietro di decenni e culturalmente di secoli.

La scelta di lasciare l’Afghanistan dopo tutto questo tempo è partita dall’ex-presidente USA Donald Trump. Una decisione mossa dalle promesse elettorali, gli americani infatti sono profondamente scontenti dell’infinita operazione Enduring Freedom, ma portata a conclusione da Joe Biden, a dimostrazione che anche per i democratici la presenza americana in Afghanistan aveva perso ogni interesse.

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La motivazione che ha portato l’Italia a intraprendere una campagna militare così lunga e dispendiosa, soprattutto in termini di vite umane, è stata l’alleanza con gli Stati Uniti. Al nostro Paese la missione è costata 8.4 miliardi di euro (senza contare le operazioni di rientro) e 53 vite umane tra i circa 50mila soldati tricolori passati nel paese dal 2001 a oggi.

Adesso molti politici, sia italiani che degli altri paesi occidentali, parlano di preoccupazione per la democrazia in Afghanistan, per i diritti civili (in particolare quelli delle donne afgane), per la vita di coloro che hanno collaborato in questo lungo ventennio con le forze Nato e che ora sono nel mirino dei talebani in cerca di una sanguinosa vendetta. Ma la verità è che abbiamo lasciato l’Afghanistan per un unico motivo: non ci interessava.

La straziante immagine di una madre che tenta di dare il figlio ai soldati inglesi per farlo fuggire dal Paese

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Se c’erano delle preoccupazioni sulla sicurezza internazionale, oggi sono state dissipate con i talebani confinati nel rinnovato Emirato islamico e Al Qaeda fuori gioco. Se ci sono stati degli interessi economici nel prendere possesso del Paese, si sono sciolti nelle complicazioni di gestione, se c’erano degli interessi politici nel limitare l’influenza russa nel territorio, al momento anche Putin non ha motivazioni nell’intraprendere una campagna afgana. Se lo stato d’animo degli americani era sconvolto dopo l’11 settembre e il Paese urlava vendetta, oggi anche i cittadini più ostinati hanno capito che l’Afghanistan non è più un pericolo.

In Italia poi l’opinione pubblica era poco convinta della bontà dell’operazione in Afghanistan sin dal 2001 e molti partiti nella maggioranza dell’attuale Governo Draghi, Movimento 5 Stelle in primis, avevano basato parte della campagna elettorale in favore del ritiro delle truppe nazionali, premendo sulla retorica dei “nostri connazionali lontani da casa”.

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Quello che rimane è un Afghanistan dove la popolazione vive nel terrore e nei nostri occhi vivono le immagini dei rastrellamenti dei talebani, dei tentativi di fuga dal paese aggrappati agli aerei, dei bambini lanciati ai soldati nella speranza che possano fuggire lontano dall’orrore in cui vivono i loro genitori. Questa è l’unica cosa che rimane in 20 anni di presenza militare in Afghanistan.

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