La firma di Aukus è una conseguenza della Brexit

Si tratta della scelta geopolitica più importante portata avanti fino ad adesso dal Regno Unito post Brexit

Boris Johnson – Getty Images

Alla fine, Emmanuel Macron non si è presentato all’Assemblea Onu. 

Uno dei tanti atti politici con cui la Francia continua a manifestare tutta la propria rabbia verso la recente firma del patto militare Aukus da parte di Stati Uniti, Inghilterra e Australia.  

Si è molto discusso di come la furia dell’Eliseo sia stata dettata in primo luogo dalla perdita di una commessa miliardaria: la prima conseguenza della stipula di questo nuovo trattato ha infatti portato l’Australia a rescindere un importante contratto con il gruppo parigino Naval Group. Inizialmente, i vertici dell’Unione Europea sembravano aver accolto placidamente l’annuncio di un’intesa che fino a quel momento sembrava essere restata segreta a molti degli attori politici in gioco. Le prime dichiarazioni sono arrivate dall’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell che non ha mai puntato il dito contro la nazioni firmatarie, anzi: in un passaggio del suo intervento ha persino salutato con favore la stipula di Aukus che a suo parere, mostra al mondo intero quanto fosse corretta l’intuizione europea di rivolgere i propri interessi all’area indo-pacifica.

Non fosse che, come ha ammesso a più riprese l’Alto Rappresentate Ue, “l’Unione Europea è stata colta di sorpresa dalla notizia di un’alleanza che non è stata cucinata da un giorno all’altro; ci vuole un certo tempo. E nonostante ciò, no, l’Unione europea non è stata consultata. Questo ci obbliga di nuovo a riflettere sull’importanza di andare avanti sulla questione dell’autonomia strategica dell’Unione Europea”. Affermazioni che hanno forse posto le basi strategiche per l’intervista rilasciata alla Cnn da parte della Presidentessa  della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, che ha usato toni molto meno morbidi di quanto ci si aspettava. La donna ha chiesto pubblicamente un chiarimento da parte delle nazioni coinvolte che risolva la confusione dei loro alleati, tenuti all’oscuro di un’intesa militare che sembra avere tutte le premesse per cambiare le sorti della politica estera americana ed europea.

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Non è accettabile, spiega la Von der Leyen, il modo in cui l’Australia ha trattato la Francia.

Un tentativo forse non troppo sincero ( viste le precedenti dichiarazioni di Borrell infinitamente più accomodanti) per lanciare una sponda a Macron, senza al contempo criticare direttamente Stati Uniti ed Inghilterra. Di sicuro, come hanno fatto notare molti esperti internazionali, le tempistiche dell’annuncio non sono state le più felici per l’amministrazione targata Joe Biden.

Infelice nella tempistica anche la recente scelta degli Usa di eliminare le restrizioni per tutti i cittadini europei che avessero voglia di recarsi sul territorio americano, considerata da alcune nazioni come un bieco tentativo di farsi perdonare per aver condotto questa trattativa in segreto.

Tra Stati Uniti e Francia, quantomeno di facciata, sono letteralmente volati gli stracci e la scelta di ritirare gli ambasciatori dalle sedi di tutte le nazioni firmatarie di Aukus, non è stata certo presa a cuor leggero. Sia Macron che il Ministro degli Esteri Le Drian, hanno apertamente accusato Biden di essere un mero prosecutore della politica estera di Donald Trump. Accusa che l’inquilino della Casa Bianca si sente riservare per la seconda volta in poche settimane, considerato anche che questa è stata la critica che gli è stata rivolta più spesso per la sua decisione di lasciare l’Afghanistan. 

Più difficile al momento inquadrare quanto sia profondo lo strappo tra l’Eliseo e l’Inghilterra.

Il Ministro degli Esteri Francese ha riservato al governo britannico parole al vetriolo tanto quelle destinate a Biden, affermando ad esempio che in questa intesa, l’Inghilterra si è comportata da ultima ruota del carro

Il Washington Post in questi giorni ha avanzato una tesi interessante: lungi dall’essersi posta realmente come ultima ruota del carro nei negoziati che hanno portato alla nascita di Aukus, la stipula di questo trattato è una vittoria per la maggioranza degli inglesi

Anzi, scrive il quotidiano economico, “l’accordo Aukus, è il sogno di ogni brexiter”. 

Perchè?

Il Washington Post sostiene che avviare dei negoziati in cui nei fatti, si tratta per la prima volta l’Unione Europea come un interlocutore qualunque, che può anche non essere avvisato di una trattativa se la convenienza politica è maggiore, non è altro che un passo in avanti nella ricostituzione di un’identità geopolitica globalista dell’Inghilterra, che può finalmente iniziare ad agire in campo internazionale come attore singolo della scena, slegata da quella coralità in politica estera derivante dall’appartenenza all’Ue , ritenuta da sempre altamente disfunzionale e sconveniente dai brexiter.

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La firma di Aukus sarebbe insomma il primo atto di una nuova politica estera inglese, libera di presentarsi alla comunità internazionale finalmente come nazione in grado di autodeterminarsi sotto ogni aspetto. 

L’Inghilterra uscendo dall’Unione Europea ha deciso di riappropriarsi della sua sovranità e non esiste nazione, che sciolta dai quei vincoli sovranazionali, non ricominci a pensare ad avere una propria politica estera. Che poi gli inglesi abbiano una certa inclinazione a pensare in grande su come e dove collocarsi nello scacchiere geopolitico, è una cicatrice storica che difficilmente va via. 

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Tutto  lascia effettivamente pensare che ci troviamo realmente di fronte a uno dei primi atti che hanno sancito la nascita della politica estera inglese post-brexit.  E sarà molto diversa da quella che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

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