Lino Banfi censurato ma Napoli è tappezzata da manifesti con le bestemmie: in che paese viviamo?

La censura in Italia, questa strana trasformista. Perché se si tratta di un ‘porca puttena’, utilizzato dall’alba dei tempi da Lino Banfi, mutato da imprecazione a intercalare, tornata di moda durante gli Europei 2020 per l’esultanza di Ciro Immobile, allora apriti cielo e bolliamo tutto. Quando invece un bel giorno spuntano dei manifesti decorati da bestemmie di tutti i tipi, possiamo limitarci ad una pacca sulla spalla e a dire: «Ceci n’est pas un blasphème»

Il caso di Lino Banfi nello spot pubblicitario della Tim aveva sollevato un’ondata di sdegno, tanto da doverlo censurare e far rimanere tutti un po’ perplessi, in una TV spazzatura ricolma di nefandezze e ‘trash’ di ogni tipo, la nota imprecazione non era sembrata scandalosa. Per un istante l’orologio era tornato indietro di almeno 50 anni.

Mercoledì 22 settembre invece a Napoli è accaduta una cosa a dir poco scioccante. La città partenopea si è svegliata tappezzata di manifesti con delle frasi che definirle poco convenzionali è far loro un complimento. Delle affissioni particolarmente inusuali, sparse per la città in nome della ‘libertà di espressione’, contro la ‘censura religiosa’. Una mostra dunque, quella in corso presso il Palazzo delle Arti di Napoli dal 17 al 30 settembre e per promuoverla, è accaduto questo.

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Sono rappresentate immagini di tutti i tipi, che rievocano il mondo della Disney o la pubblicità del Crodino, oppure ancora manifesti politici. Qual è la loro particolarità? Sono manifesti con sopra riportate delle bestemmie.

«Alcuni dei subvertiser in mostra al Pan per “Ceci n’est pas un blasphéme” stanno lasciando a Napoli tracce della loro presenza. Si tratta di una loro spontanea e autonoma iniziativa, di cui so poco, se non quello che amici, conoscenti, utenti mi riferiscono mandandomi foto da Napoli». Quanto scritto da Emanuela Marmo, direttrice del «Festival delle arti per la libertà d’espressione contro la censura religiosa». «Va da sé – ha aggiunto Marmo – che l’Assessorato o l’Amministrazione comunale ne sappiano ancora meno. Trovo ridicolo e pretestuoso metterli in difficoltà su una circostanza che esclude in toto il loro coinvolgimento. I subvertiser non informano nessuno delle loro azioni, tanto meno chiedono il permesso: diversamente, la loro arte non si chiamerebbe subvertising».

L’assessore Annamaria Palmieri nel frattempo ha assicurato all’Adnkronos: «I manifesti verranno rimossi perché sono abusivi, non li abbiamo autorizzati. Napoliservizi provvederà, come con tutte le affissioni abusive indipendentemente dal loro oggetto, a rimuoverle». Riguardo la mostra, Palmieri spiega che «è una mostra sulla libertà d’espressione e il Comune non ha mai censurato nessuno. Si tratta di contenuti forti, particolarmente provocatori e fortemente satirici, quindi – sottolinea – è stato prescritto che all’ingresso fosse posto un avviso con il quale si sconsiglia a un pubblico non adulto e consapevole».

“Luigi de Magistris VERGOGNA”

Nino Spirlì, il presidente facente funzioni della Regione Calabria, ha attaccato pubblicamente sui social il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, tra i candidati alla presidenza alle regionali ormai imminenti, che viene visto come un ‘complice’ in merito all’affissione “en plein air” di queste ‘opere d’arte’: “Demagistris sdogana la bestemmia comunale… VERGOGNA!!! Notizia data dal giornale dei vescovi, mica dal primo venuto…”, quanto scritto da Spirlì che ha allegato anche l’articolo de L’Avvenire.

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Non è qualcosa che può essere semplicemente catalogato come un: non so nulla, non è autorizzato, non mi riguarda, un po’ alla Ponzio Pilato – per rimanere in tema religioso – il confine tra questa è arte, tutto è concesso, va inevitabilmente ad infrangersi contro il rispetto di chi è credente e una rappresentazione del genere vuole avere il diritto di scegliere se vederla – e quindi andare al museo, pagare il biglietto e vivere quell’esperienza – oppure non vuole saperne nulla ed è nella sua libertà non doversi trovare di fronte ad una bestemmia mentre magari sta andando a messa, o al supermercato un mercoledì mattina, perché i manifesti sono sparsi un po’ ovunque, anche nei pressi delle zone di culto.

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San Gennaro (19 settembre) è da poco passato, il sangue si è sciolto quest’anno, il miracolo si è compiuto, e quindi tra un “porca puttena” un manifesto di dubbio gusto ed un miracolo di San Gennaro, ci troviamo ad affrontare l’ennesima contraddizione tutta italiana.

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