Le date fondamentali che hanno portato alla condanna a 13 anni e 2 mesi di carcere per Mimmo Lucano

Un vicenda giudiziaria controversa fin dai suoi primi sviluppi e che con questa condanna trova un epilogo tragico e inaspettato, almeno per i sostenitori dell’ex sindaco di Riace. È molto raro che un giudice raddoppi gli anni di carcere richiesti dall’accusa

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“Mentre vedevamo Riace Marina affollata durante la stagione estiva, Riace Superiore, la parte alta del comune, era addormentata, svuotata dei suoi abitanti partiti a lavorare al nord. E se questi profughi ci aiutassero a svegliarla? Se grazie a loro le vie potessero tornare alla vita? Se si potesse ancora sentire la gente parlare e i ragazzi ridere?”.

Su queste premesse, raccontate dagli stessi protagonisti, nasce nel 2006 l’associazione Città Futura. Un progetto fondato allo scopo di accogliere i migranti che arrivavano a Riace e integrarli nel territorio. Sempre in quell’anno, uno dei suoi fondatori, Mimmo Lucano,  conquista per la prima volta la vittoria alle elezioni comunale, diventando così sindaco del paese famoso all’estero per i bellissimi bronzi che custodisce. Lucano conquistò il 35,4 per cento iniziando così il suo prima mandato da sindaco della città. Gli abitanti di Riace apprezzarono l’operato della sua amministrazione, e Lucano nel 2009 venne riconfermato con il 50 per cento dei voti, per poi riconquistare cinque anni dopo il suo terzo e ultimi mandato, aumentando ancora il suo gradimento fino al 54 per cento.

È già abbastanza raro nel nostro paese riuscire politicamente a durare per tre mandati, lo è ancora di più aumentare i consensi ad ogni tornata elettorale. 

Sotto l’amministrazione capitana da Lucano, Riace diventa il primo paese, insieme a Trieste, ad aderire a un progetto di accoglienza migranti che in seguito avrebbe assunto il nome di Sprar, Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati. Inizia così la storia di quella che l’opinione pubblica ben presto chiamerà “Modello di Riace”, un sistema di integrazione in grado di portare risultati concreti, al punto che, all’inizio della sua seconda legislatura, Lucano venne eletto tra le personalità politiche più influenti al mondo dalla prestigiosa rivista americana Fortune.

Diventa così un personaggio conosciuto in tutto il mondo, fautore di una vera accoglienza per gli stranieri, in un momento storico in cui il  vecchio continente vedeva invece i suoi mari tingersi continuamente di rosso a causa dell’incapacità dei suoi vertici di poter trovare una via comune per gestire i flussi migratori e mettere fine alle morti in mare. Ancora prima di essere menzionato da Fortune, Luca venne infatti invitato dall’Università di Cambridge per raccontare la sua esperienza umanitario e i progetti portati avanti a Riace per l’integrazione dei migranti.

In fondo, il modello Riace era fin dal principio abbastanza semplice: Lucano stabilì infatti che tutte quelle case abbandonate e in disuso che osservava con i suoi amici, fossero destinate in comodato d’uso ai richiedenti asilo. Tutti i fondi destinati all’accoglienza vennero poi dirottati in attività che permettessero di far convivere e integrare gli stranieri con i cittadini del paese. Una mossa semplice, che però riuscì in un colpo solo a eliminare la separazione urbana che in Italia divide quasi sempre i migranti economici che sbarcano sulle nostre coste dal resto della popolazione. A Riace, oltretutto iniziarono anche a sorgere delle nuove attività commerciali gestite in compartecipazione da migranti e residenti.  Il sistema pensato da Lucano si rivela vincente fin dal principio, e in poco tempo Riace diventa un esempio di accoglienza e integrazione elogiato in tutta Europa.Quella stessa Europa che però, partiva nei fatti da principi opposti a quelli adottati da Lucano nel gestire il fenomeno migratorio.

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Nel 2016 iniziano i primi guai giudiziari per il primo cittadino di Riace. 

Quello infatti è l’anno in cui la Prefettura di Reggio Calabria decide di inviare un ispettore sul luogo: un viaggio concluso dopo pochi giorni e finito con una valutazione fortemente negativa dell’operato del sindaco. Si evidenziano nel documento forti problematiche dal punto di vista amministrativo e organizzativo. La Prefettura invierà altri due ispettori poco tempo dopo per approfondire. In entrambi i casi, vengono fornite relazioni positive che smentiscono così i risultati della prima ispezione

L’anno dopo, nel 2017, la Procura di Locri iscrive Lucano nel registro degli indagati. L’accusa che gli rivolgono i magistrati è di abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata. L’anno dopo, il Ministero dell’Interno prese la decisione di escludere Riace dai finanziamenti statali vitali per mantenere il sistema d’accoglienza introdotto nel paese. In quel momento, Riace vantava quasi il 50 per cento della popolazione composta da stranieri di oltre 20 nazionalità diverse, con diversi asili multietnici un circuito economico virtuoso che ha permesso a migranti e residente di andare oltre la semplice convivenza per instaurare invece una vera e propria sinergia.

Il 2 Ottobre del 2018 Mimmo Lucano viene arrestato e messo agli arresti domiciliari. La procura infatti lo accusa, insieme ad altre 31 persone, di aver organizzato un matrimonio di comodo tra un cittadino italiano e una migrante nigeriana. Alla donna era stato negato per tre volte il diritto d’asilo, e gli inquirenti intercettarono il primo cittadino discutere della possibilità di organizzare queste nozze allo scopo di regolarizzarla. Arriva poi per Lucano un’altra accusa dalla Procura, molto diversa dalla prima: avrebbe infatti affidato l’appalto per la raccolta porta a porta dei rifiuti a due cooperative senza aver indetto alcuna gara d’appalto. Il GIP di Locri però, non era convinto dalle accuse mosse in tal senso dalla Procura, definendo l’inchiesta in questione poco chiara e impregnata di fin troppe congetture. Nonostante le perplessità del Gip, l’arresto viene comunque convalidato.

Il 3 Ottobre del 2018 Lucano viene sospeso dalla carica di sindaco. L’ordine viene però annullato due settimane dopo dal Tribunale del riesame che lo sostituì con un divieto di soggiorno a Riace. Ma anche questo venne successivamente annullato dalla Cassazione l’anno dopo. Ci vollero però sette mesi affinché il Tribunale di Locri rendesse operativo il ritorno di Lucano nella sua città.

L’11 Aprile del 2019 viene rinviato a giudizio e riceve in seguito un avviso di garanzia: l’accusa stavolta è quella di aver rilasciato dei documenti a una migrante eritrea. Una mossa illegale secondo la Procura, in quanto i due non erano sprovvisti del permesso di soggiorno.

“A Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno, veniva allontanato”.

Lo descrive così il pubblico Ministero Permunian.

Queste le pesanti accuse mosse dai magistrati, confermate dal giudice che ha disposto la sua condanna in primo grado. Mimmo Lucano

Il 30 Settembre 2021 Fulvio Accurso, presidente del Tribunale di Locri condanna Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di carcere. Quasi il doppio di quanto era stato richiesto dall’accusa. le motivazioni che hanno portato il giudice a infliggere una pena così pensate all’ex primo cittadino di Riace, non si conoscono ancora.

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La solidarietà nei confronti dell’ex primo cittadino di Riace è stata immediata

Sono in molti a sostenere che Lucano sia vittima di un complotto un giudiziario, un modo per mettere fine a quanto di buono aveva fatto sul territorio. Lucano insomma con il suo lavoro umanitario, era diventato un personaggio scomodo per i centri di potere. Anche molti giornalisti sono scesi in campo in sua difesa, come testimoniano gli innumerevoli editoriali usciti in questi giorni in sua difesa, senza dunque nemmeno aspettare che le motivazioni che hanno portato alla sua condanna diventino pubbliche. 

Su Fanpage in questo giorni è uscito un editoriale del giornalista Saverio Tommasi che attacca la giustizia italiana, colpevole di aver condannato Lucano sulla base di prove fallaci, per “aver troppo amato”.

“Domenico Lucano, che non si è mai preso un euro, non si è mai arricchito, è stato condannato per aver troppo amato. Amato il suo lavoro, amato la sua gente e anche quella che veniva dall’altra parte del mare, che in fondo era sua anche quella gente lì, come noi siamo anche un po’ loro. Niente ci appartiene, se non le relazioni che riusciamo a creare, e Mimmo Lucano di relazioni aveva creato un modello, quello di Riace. Funzionava troppo il modello Riace, in un Paese dove i voti si prendono agitando il cappio contro i poveracci”

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Effettivamente, è un fatto abbastanza raro che una pena venga raddoppiata dal giudice. Colpisce ancora di più che Lucano sia stato assolto per i reati inerenti il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e condannato invece per peculato in 16 diversi episodi a cui fa riferimento il giudice. Nessuno per il momento racconta di episodi in cui avrebbe sottratto fondi pubblici intascato per il proprio profitto. Eppure il giudice ha comunque deciso di infliggere a Lucano una pena esemplare, quasi il doppio di quando venne ad esempio riservato a Dell’Utri per il suo concorso esterno in associazione mafiosa, un crimine a quanto pare meno pericoloso del sistema organizzato a Riace dall’ex primo cittadino.

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