Eitan, mandato di cattura internazionale per il nonno: “Piano strategico premeditato, potrebbe rapirlo ancora”

Caso Eitan Biran, disposto un mandato di cattura internazionale per il nonno Shmuel Peleg. La Procura di Pavia: “Realizzato un piano strategico premeditato. Potrebbe rapirlo ancora”. Mandato di cattura anche per l’autista, la nonna indagata per concorso.

Eitan Biran - meteoweek.com
Eitan Biran e il nonno Shmuel Peleg – meteoweek.com

Nuovi sviluppi in merito alla vicenda legata al piccolo Eitan Biran, bimbo unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Disposto un mandato di cattura internazionale per Shmuel Peleg (63 anni) e per Gabriel Abutbul Alon (50 anni), ovvero il nonno materno del bambino e l’autista che avrebbe aiutato il 63enne a rapire il piccolo per portarlo in Israele. L’accusa della Procura di Pavia è quella di aver ordito e realizzato un “piano strategico premeditato”. “Aspettiamo di vedere cosa succederà a livello internazionale, ossia la risposta delle autorità israeliane sul mandato d’arresto internazionale e poi procederemo con la chiusura indagini e con la richiesta di processo”, ha spiegato all’ANSA il procuratore di Pavia, Mario Venditti, che ha precisato come l’ordinanza di custodia cautelare che attiva il mandato d’arresto dovrebbe essere già stata “trasmessa” dalla Procura generale di Milano al ministero della Giustizia.

Ad ogni modo, viene sempre specificato dall’ANSA, non sarà immediato l’esito del mandato d’arresto internazionale a carico dei due. Alla Procura generale di Milano dovrà inizialmente essere comunicato se il Ministero della Giustizia (che non ha termini) inoltrerà o meno una richiesta di estradizione alle autorità israeliane, alla luce della convenzione internazionale attiva tra i due Paesi. In seguito, verrà attivato un dialogo tra i ministeri dei due Stati, e solo allora Israele dovrà far sapere se intende o meno consegnare gli indagati. Nel frattempo, comunque, è attesa per domani l’udienza davanti alla Corte distrettuale di Tel Aviv, in cui verrà discusso il ricorso presentato dal nonno contro la sentenza del giudice Iris Ilotovic-Segal – la stessa che nell’ambito della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori aveva dato ragione alla zia.

Il nonno potrebbe rapirlo ancora

Nell’ordinanza emessa dal gip di Pavia, su richiesta della Procura, viene inoltre contestato il pericolo di reiterazione del reato – per il quale Shmuel Peleg potrebbe rapire ancora il piccolo Eitan nel caso in cui rimanesse in libertà. Anche la nonna materna Esther è indagata in concorso nell’inchiesta dei pm pavesi, sebbene non sia risultata destinataria della misura cautelare – dato che il giorno del sequestro si trovava già in Israele. La donna, tuttavia, avrebbe partecipato alla pianificazione del rapimento assieme ai due uomini.

Secondo quanto riportato dalla Procura di Pavia, “a ulteriore conferma della pianificazione del sequestro, vi sono inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l’11 settembre”, che sono stati accertati “grazie all’analisi del traffico telefonico, dove sia Peleg sia Alon Abutbul, verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata ‘Blackwater’, avevano definito le fasi finali del progetto criminoso”.

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Inoltre, “la condotta degli ex coniugi Peleg è stata contrassegnata anche da alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il loro intento criminoso, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto della Esther Athen Cohen», ossia la nonna materna, «con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro”.

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Si è infine accertato, riporta sempre la Procura, “Shmuel Peleg e la ex moglie Esther Athen Cohen, nonni materni del piccolo Eitan hanno maturato nel tempo un sentimento di ostilità nei confronti della zia paterna tutore del minore Aya Biran Nirko, in quanto contrariati dalla decisione assunta dal Giudice Tutelare di affidare a quest’ultima il nipote”. “Proprio in questa profonda convinzione – sottolinea la Procura – che il nipote dovesse essere affidato alla famiglia materna e trasferito definitivamente nel suo paese di origine in Israele trova origine il disegno criminoso messo in atto con lucida premeditazione e meticolosa organizzazione dagli indagati”.

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