Battaglia legale tra Belgio e Sardegna per un bimbo conteso dai genitori

Un bimbo di sei anni è stato trattenuto in Belgio dal papà nel corso di una vacanza. La madre vorrebbe riprenderlo ma ci sono grosse difficoltà

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Un bambino di sei anni è andato a trovare il padre in Belgio, per una vacanza che sarebbe dovuta durare 15 giorni. Così, è partito dalla Sardegna e ha raggiunto il genitore. Ma di certo non pensava che la vacanza sarebbe stata più lunga del previsto e che non sarebbe ancora potuto rientrare in Italia, per riabbracciare la madre. Dal 2017, il piccolo vive in Barbagia. Il padre, sardo, lo ha trattenuto in Belgio, dove risiede attualmente. L’uomo non solo non vuole far tornare il figlio in Sardegna, ma non vuole neppure farlo vedere all’ex moglie.

Nel 2015 i coniugi hanno avuto un figlio ma nel 2017 si sono separati. I due vivevano in Belgio, ma quando si sono lasciati, la donna è tornata in Sardegna, in provincia di Nuoro. Poi, il padre, che voleva l’affidamento del figlio, si è appellato al tribunale belga. I magistrati, dapprima hanno dato l’affido a entrambi i genitori, poi, però, hanno dato l’affidamento al padre, in Belgio. Ma di fatto, il bambino è rimasto in Sardegna con la madre, che ha reclamato il mancato supporto economico da parte del padre, nei cui riguardi hanno aperto un procedimento di tipo penale. Ma nel settembre 2020, l’uomo, che a causa sua non vedeva il figlio da due anni, ha fatto sapere, tramite il suo avvocato, di voler venire in Italia a prendere il bambino.

Si sono quindi accordati per una vacanza del bambino in Belgio, dal 15 al 30 luglio, alla fine della quale il padre ha comunicato tramite il suo legale, di non voler rimandare il figlio dall’ex moglie.

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«Un accordo stabilito già con la volontà di ingannare», commenta l’avvocata Monica Murru, che in Italia si occupa degli interessi della madre e del suo bambino, «dal momento che, davanti alla mia richiesta, alla difesa della controparte, di esibire i biglietti di andata e ritorno per il viaggio, mi sono stati mostrati solo quelli della partenza. I mancati titoli di viaggio di ritorno sono stati giustificati con il pretesto che il bambino, non essendo mai stato con il padre per un periodo così lungo, avrebbe potuto aver nostalgia della mamma e dei suoi luoghi prima del termine».

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Ora la madre si trova in Belgio, dal 28 ottobre, per provare a vedere il figlio, se non in rare occasioni, purtroppo, finora, senza successo. L’avvocata spiega che il bimbo, da luglio, pesa tre kg in meno e ha un blocco nella crescita. Nei pochi incontri concessi, il piccolo dice frasi che lasciano intuire che viva un forte disagio. «Dal punto di vista umano ed etico», prosegue l’avvocata, «trovo incredibile che anche quando c’è l’interesse di un minore di mezzo non esistano dei procedimenti d’urgenza tra Stati che tutelino il benessere del bambino».

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A causa dei probabili pericoli che questa situazione potrebbe arrecare al bimbo, si sono depositati rapporti redatti dalla neuropsichiatra Franca Carboni. Ora la prossima mossa è fare ricorso urgente in Belgio, sperando di avere una risposta entro inizio dicembre. «Sarebbe un bel regalo, riavere mamma e figlio insieme almeno per le vacanze di Natale», chiosa la legale.

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