Goldman Sachs consigliava Bitcoin contro l’inflazione. Da allora -50%

Per il nostro viaggio attorno alle criptovalute, questa volta andiamo a ripescare cosa diceva Goldman Sachs a novembre.

Nel mese di novembre 2021 la grande banca d’affari Goldman Sachs, una vera e propria istituzione della finanza mondiale, usava parole lapidarie nei confronti dei Bitcoin. L’influente banca americana in quel periodo sosteneva che i Bitcoin fossero una riserva di valore formidabile contro l’inflazione. L’inflazione è una grave minaccia in questo periodo e le banche centrali non stanno facendo assolutamente niente per arginarla. Mantengono i tassi a zero e facendo così l’inflazione lievita pericolosamente. Dunque è un tema caldissimo quello di come fare a difendere i propri risparmi dall’inflazione. Goldman Sachs sosteneva che uno dei migliori rifugi fossero proprio i Bitcoin. Anzi le parole usate dagli analisti di Goldman Sachs hanno fatto particolarmente scalpore e hanno fatto il giro di tutti i giornali economici qualche mese fa.

Bitcoin meglio dell’oro

La grande banca in quell’occasione sentenziava che i Bitcoin fossero addirittura meglio dell’oro. Anzi si spingeva a definire l’oro come i Bitcoin dei poveri. Insomma Goldman Sachs non avrebbe potuto usare parole più chiare, potenti, roboanti ed evocative per spingere la gente a rifugiarsi nel preziosissimo Bitcoin che a giudizio dei suoi analisti è addirittura meglio dell’oro contro l’inflazione. Vediamo come sono andate le cose da novembre ad oggi. Senza tediarvi con grafici e quotazioni, in estrema sintesi si può dire che è successa una cosa molto semplice: da novembre ad oggi il Bitcoin ha dimezzato il suo valore. Non stiamo scherzando e non stiamo usando iperboli: proprio a novembre il Bitcoin ha raggiunto il suo massimo scatenando la entusiastica presa di posizione di Goldman Sachs, ma da allora ad oggi è impegnato in un rovinoso capitombolo che proprio in questi giorni lo ha portato letteralmente a dimezzare il suo valore.

Nel mondo delle criptovalute la tensione è comprensibilmente elevata. Dopo un 2021 contraddistinto da una certa volatilità ma comunque da un tonico rialzo della criptovaluta, in questi mesi la regina delle cripto è letteralmente crollata. Ma che cosa sta succedendo? Le motivazioni di questo autentico crollo del Bitcoin non sono per niente chiare. Può essere che il folle rincaro dell’energia abbia reso la vita particolarmente difficile ai minatori che estraggono la criptovaluta. Questa potrebbe essere un’ipotesi anche se non convince molti.

Un crollo rovinoso

Può anche essere che i temuti rialzi dei tassi da parte delle banche centrali quest’anno abbiano spinto molti a paventare un crollo in borsa e ciò abbia depresso l’umore sulle criptovalute che sono notoriamente molto volatili. Molti sostengono anche che le tensioni geopolitiche abbiano giocato un ruolo non indifferente. Mettendo da parte quello che sta succedendo al Bitcoin ed il fatto che possa riprendersi o meno ci sono alcune considerazioni che ci sembrano veramente d’obbligo. Guardandole dalla prospettiva odierna le dichiarazioni di Goldman Sachs appaiono come minimo temerarie se non proprio infelici. Tuttavia non ci sentiamo di definirle in questi termini. L’endorsement clamoroso che Goldman Sachs ha fatto alla regina delle criptovalute ha i suoi fondamenti.

Sia chiaro: GS non ha mai esortato il risparmiatore medio a puntare tutto sui Bitcoin. Tuttavia chi in quella occasione, entusiasmato dalle parole della grande banca, abbia pensato di investire i suoi risparmi nella regina delle crypto, probabilmente oggi sta sbattendo la testa al muro. Le parole sono importanti e sono pesanti. Come rifugio nei confronti dell’inflazione così come dalle tempeste della finanza, con buona pace di Goldman Sachs, niente è meglio dell’oro. L’oro è una riserva di valore da tempo immemorabile e lo sarà anche quando delle criptovalute si sarà persa persino la traccia nei libri di storia.

Maneggiare con cura

Con ogni probabilità il Bitcoin avrà tutto il modo di riprendersi da questa tremenda défaillance e di continuare la sua storia e il suo percorso che certamente non è finito con questa durissima batosta. Tuttavia questa può essere l’occasione per ribadire come investimenti di questo genere non vadano né acclamati fideisticamente e neppure demonizzati.

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Semplicemente si tratta di investimenti ad altissima volatilità che vanno lasciati a chi ha le competenze per gestirli e ha i nervi saldi per assorbire una volatilità anche estrema.

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Difficile al giorno d’oggi indovinare il futuro di questi strumenti affascinanti quanto complessi, ma molto lontani dalla stabilità di cui il risparmiatore medio ha bisogno.

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