I 5 Stelle dicono no a Draghi al Quirinale, disposti a trattare con il centrodestra per un nome condiviso

Le ultime dichiarazioni di Conte dettano la linea definitiva del Movimento 5 Stelle: se il centrodestra proporrà un nome credibile e condiviso, i vertici pentastellati non avranno problemi a votarlo. 

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“Un nuovo premier non garantirebbe la stabilità”

Con questa semplice frase, Giuseppe Conte sembra aver chiarito in modo definitivo la posizione dei 5 Stelle riguardo la possibile ascesa di Mario Draghi al Quirinale. All’interno del movimento i sostenitori del premier al quirinale sono sempre meno, e le dichiarazioni del leader pentastellato sembrano voler mettere un punto definitivo sulla questione. Certo, il condizionale è d’obbligo perché il Movimento 5 Stelle ha già dimostrato in passato di poter cambiare idea in modo repentino. In questo caso poi, bisognerà anche vedere come si svilupperà la partita del Quirinale. Evidente che, se a un certo punto, dopo aver bruciato i primi nomi, Draghi diventasse l’unico su cui convergere, i vertici pentastellati potrebbero vacillare e tornare indietro. Sembra inoltre esserci già un primo accordo tra Conte e Letta nel proporre la candidatura del fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Un nome fuori dai partiti e dalla politica che potrebbe effettivamente compattare il centrosinistra in virtù di un’autorevolezza bipartisan. Durante l’ultima riunione, Conte ha spiegato alla sua base che in ogni caso non vi saranno preclusioni nel concordare un nuovo nome con il centrodestra, a patto naturalmente che si tratti di una figura che rispecchi i valori fondanti del Movimento. Una strategia che non sembra condivisa dagli alleati a sinistra come Leu e il Pd, che invece vorrebbero puntare il tutto per tutto su un candidato che sia diretta espressione del centrosinistra. Il segretario dem Enrico Letta ha invece precisato nell’ultimo vertice del Pd, che lo scenario migliore da perseguire è quello di votare scheda bianca al primo turno. Una linea condivisa anche da Conte che ai grandi elettori 5 Stelle ha spiegato quanto non sia “opportuno nelle primissime votazioni lanciare il nome di Andrea Riccardi. Proprio perché invitiamo altre forze ad un confronto, non è utile ‘bruciare’ subito la candidatura di Riccardi”. 

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D’altronde, per poter eleggere un nuovo Presidente della Repubblica serve un quorum pari a due terzi dei grandi elettori. Essendo questi 1009, sono 673 i voti che servono per eleggere il prossimo inquilino del Quirinale. Sorprende comunque una certa coesione di intenti che destra e sinistra hanno trovato riguardo l’esclusione di Draghi, motivata come un atto necessario al paese, in quanto l’ex Presidente della Bce deve restare alla guida di palazzo Chigi. Lo aveva anche spiegato Letta ai giornalisti qualche giorno fa, dichiarando che “togliere Draghi dalla presidenza del Consiglio sarebbe pericoloso“. Anche se va precisato che più volte in queste ultime settimane, il segretario ha sempre ribadito come Draghi vada comunque considerata un’opzione sul tavolo. Nel ragionamento di Letta la sua candidatura è possibile laddove falliscano tutte le altre. Conte invece sponsorizza la permanenza del premier a Palazzo Chigi con motivazione di carattere pratico ed economico: “Questo governo” afferma l’ex premier “deve continuare a lavorare. La condizione oggi è di una pandemia sanitaria non meno grave; di pandemia energetica con caro bollette; abbiamo un Pnrr per cui partono progetti e bandi di gara, la reale messa a terra; ci sono 150 decreti attuativi per la Legge di bilancio, c’è da rivedere il Patto di stabilità. Di fronte a questo il primo obiettivo di una politica responsabile è garantire la continuità dell’azione dell’esecutivo”.

Nella giornata di oggi 24 Gennaio 2022, si terranno due importanti incontri, risolutivi forse per definire gli ultimi dettagli in vista delle votazioni che inizieranno ufficialmente domani. Letta vedrà Salvini, e sarà un incontro fondamentale per capire se esistono dei margini di convergenza su un possibile nome che metta d’accordo tutti. Non un’impresa facile in quanto il leader leghista non ha gradito le ultime dichiarazioni del segretario dem, che ha sostanzialmente avvertito il centrodestra di proporre dei nomi che siano in grado di coinvolgere tutti i partiti. 

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Altrimenti, e questa è forse la frase che più ha irritato Salvini, si rischia che queste proposte facciano la fine di Berlusconi, costretto a rinunciare per mancanza di voti ancora prima dell’inizio delle votazioni. E subito dopo, vi sarà un vertice a tre tra Conte, Speranza e Letta per capire se sia davvero Andrea Riccardi l’uomo giusto su cui puntare.

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