La prima vera crisi di Giuseppe Conte alla guida del Movimento 5 Stelle

La sentenza del tribunale di Napoli e lo scontro con Di Maio: a pochi mesi dalla sua nomina, la leadership di Giuseppe Conte viene già messa in discussione. 

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“La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata. In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”.

Con un post pubblicato dal proprio profilo Facebook, alla fine Beppe Grillo ha commentato la sentenza del tribunale di Napoli che ha mandato in black out il Movimento 5 Stelle e messo in stand by il processo di rifondazione che era stato avviato i primi di agosto. Il Tribunale di Napoli ha infatti deciso di sospendere in via cautelare le votazioni risalenti alle date del 3 e 5 Agosto del 2021 che avevano decretato la leadership di Conte e l’approvazione di un nuovo statuto. A questo punto, bisognerà convocare una nuova assemblea e rivotare lo statuto. Subito dopo l’uscita della sentenza, l’ex premier ha incontrato Vito Crimi per iniziare a riflettere su una soluzione, anche legale, che nel breve termine possa permettere al Movimento di non restare paralizzato di fronte a una decisione che nei fatti mette in stand by gli stessi vertici pentastellati, a eccezione del garante Beppe Grillo. Conte accetta da un lato la decisione del giudice e i passaggi che comporta, ma non ritiene che la sua guida possa venire messa in dubbio da questa sentenza. 

Resta il fatto che il giudice della settima sezione civile del Tribunale di Napoli Gian Piero Scoppa ha rilevato “gravi vizi nel processo decisionale” che ha portato alla nomina di Conte a leader dei 5 Stelle, accogliendo il ricorso di tre attivisti. La principale irregolarità riscontrata, sarebbe quella di aver escluso dal voto online circa un terzo degli iscritti, che però avevano aderito al Movimento da meno di sei mesi. La loro esclusione era stata dettata da una norma inserita dal comitato di garanzia su una proposta arrivata dal Comitato direttivo, la cui legittimità però è sempre stata messa in discussione dalla stessa base pentastellata, per il fatto che si trattava di un organo politico che non era mai stato votato dagli iscritti. E il giudice ha ritenuto che questa clausola inserita non possa considerarsi valida, e dunque il voto che ha portato alla nomina di Conte è invalido. 

Per Crimi la decisione del Giudice riscontra un’irregolarità che non avrebbe comunque cambiato il risultato delle votazioni

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Anche Vito Crimi ha parlato con i giornalisti al termine del vertice con Conte per discutere di come reagire a queste sentenza, spiegando che la sua leadership non viene messa in discussione. Ha poi spiegato che “sulla base dell’ordinanza del Tribunale di Napoli, ci porterà a votare nuovamente lo Statuto”. Per Crimi le motivazioni portate dal giudice che hanno invalidato il voto di agosto vanno rispettate, ma il risultato non sarebbe comunque cambiato: “Leggo tante inesattezze in giro: l’unica eccezione che il giudice ha accolto è quella relativa alla votazione degli iscritti da meno di 6 mesi. Ma qualcuno pensa davvero che sarebbe cambiato il risultato se avessero votato anche i nuovi iscritti?. Tanto rumore per nulla. Non saranno certo le carte bollate a fermare una voglia di rinnovamento del Movimento 5 Stelle”.

Conte attacca Di Maio a Otto e Mezzo, ma tende la mano per una riconciliazione

Subito dopo Conte si è presentato al salotto di Otto e Mezzo, lo storico programma di approfondimento politico condotto da Lilli Gruber, per spiegare le sue ragioni a milioni di telespettatori. Nel commentare la sentenza del tribunale di Napoli, l’ex premier ha spiegato che a questa sospensione si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli che lo erano da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale. Curioso che si era sempre votato così, con il vecchio statuto, e ora viene impedita questa cosa”. Non manca dunque un velato riferimento a una possibile politicizzazione della sentenza, per ostacolare l’evoluzione del Movimento. Conte si è poi soffermato su una questione che ormai da mesi mette in crisi il Movimento, ovvero la possibilità o meno di annullare il limite dei due mandati per gli esponenti politici. Non una questione da poco, in quanto si tratta di un vero e proprio caposaldo etico del Movimento fin dalle sue origini: grillo ha infatti sempre insistito sulla necessità che l’esperienza politico dei cittadini che entrano all’interno delle istituzioni deve essere necessariamente limitata a un arco temporale ristretto. Una regola che è sempre servita secondo il Garante per fare in modo che i politici pentastellati non cadessero nel vizio dei predecessori di diventare dei professionisti della politica. Un punto che sembra condividere anche Conte quando rispondendo alla Gruber dichiara chela politica non è una professione ma una vocazione. Secondo me questa regola ha un fondamento che va mantenuto”. Al tempo stesso però l’ex premier ritiene che vi siano situazioni in cui si possano concedere delle deroghe specifiche per superare questo limite. Un discorso un po ambiguo, e alla Gruber in quel momento viene anche inevitabile chiedere se a ottenere una prima deroga dal limite dai due mandati non possa essere proprio Luigi Di Maio, uno degli esponenti più importanti all’interno del Movimento, che alla fine di questa esperienza di governo, dovrebbe secondo il regolamento interrompere la sua attività politica. Conte però glissa la domanda: “Una deroga a Di Maio? Adesso non personalizziamo, a tempo debito faremo le valutazioni del caso”

Lo scontro tra Di Maio e Conte resta comunque aperto, anche perché era stato lo stesso Ministro degli Esteri a rendere pubblici questi attriti subito dopo le votazioni per il Presidente della Repubblica, chiedendo all’ex premier di prendere atto che vi era stato un fallimento nelle trattative da parte del Movimento. Polemiche che hanno portato come diretta conseguenza le dimissioni di Di Maio dal Comitato di Garanzia. Una mossa che secondo molti non potrà che fare bene al titolare della Farnesina che adesso, con le mani libere da ruoli di responsabilità all’interno del Movimento, potrà condurre la sua battaglia senza più ostacoli. Che Di Maio stia creando una vera e propria corrente all’interno della base pentastellata non è certo un segreto, come non lo è il fatto che abbia disatteso la linea di Conte sul Quirinale, contribuendo a incartare l’accordo che era stato raggiunto sulla Belloni. E dal salotto di Otto e Mezzo, Conte non gli ha certo riservato parole al miele: Prima Di Maio andava in piazza per sostenere le nostre battaglie civili, oggi per esibire una corrente e attaccare la leadership”. 

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Subito dopo però h smesso di attaccarlo spiegando che nella sua lettera di dimissioni, ha letto idee e propositi che aiuteranno il movimento a crescere e a sviluppare un dibattito pluralista al suo interno. Ha poi raccontato di aver sentito Di Maio al telefono trovandolo desideroso “di esprimere idee e progetti. È vero, un passaggio difficile c’è stato ma l’interesse del Movimento viene sempre prima delle persone”. 

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