Crollo Miorandi, legali difesa: “Controlli del ponte non erano obbligatori ma solo facoltativi”

È in corso l’udienza preliminare del processo per il crollo del ponte di Genova che nel 2018 causò la morte di 43 persone.

Antonino Galatà, l’ex amministratore delegato di Spea (la società che si occupava delle manutenzioni per Aspi), non era in condizione “di partecipare efficacemente agli accertamenti” in quanto non è stato indagato fin da subito e per questo motivo “le perizie sono inutilizzabili”.

In tutto 59 le persone imputate per il crollo del ponte

Antonino Galatà, ex amministratore delegato di Spea – Meteoweek

Sono le parole pronunciate nell’aula in cui è in corso l’udienza preliminare per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, con 43 morti) dall’avvocato Francesco Tagliaferri, il difensore di Galatà.

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“Capiamo le emozioni, le suggestioni del momento. Però a un certo punto – ha spiegato Tagliaferri – le emozioni e le suggestioni devono cedere il passo al rispetto di quello che dice la legge e prima o poi questo avverrà”.

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Nella giornata di oggi si sono pronunciate anche le difese di alcuni ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture. Secondo gli avvocati le loro responsabilità non comprendevano l’obbligo di eseguire controlli, ma solo la facoltà di farli. I dirigenti, per i legali, non avevano elementi sufficienti per giudicare lo stato di salute del ponte Morandi. In tutto sono 59 le persone imputate oltre alle due società. A giudizio dell’accusa, invece, tutti erano a conoscenza del fatto che il ponte era malato ma nessuno si mosse per ridurre i costi, così da assicurare maggiori dividendi ai soci.

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