Ancora un caso di femminicidio: spara alla moglie e poi si toglie la vita

Lei aveva tentato di fuggire, lui prima a sparato e a lei e poi ha rivolto la pistola contro sé stesso. I corpi della coppia ritrovati dal figlio minore, cittadina sotto shock

Forse il fatto che lei aveva deciso di separarsi di lui alla base dell’omicidio/suicidio avvenuto a Castell-Molina di Fiemme, nella provincia di Trento, nel quale sono deceduti Mauro Moser, 56 anni, e Viviana Micheluzzi, 50 anni. Secondo una prima ricostruzione della vicenda, in seguito a una lite l’uomo avrebbe prima sparato due colpi alla moglie e poi avrebbe deciso di uccidersi portando la canna dell’arma verso sé stesso.

La tragedia si è svolta in un casolare in campagna dove la coppia si era incontrata, un luogo isolato lungo una via che porta a un allevamento di api gestito dalla donna. A trovarli è stato il figlio minore Niko, di 20 anni, insospettito dall’assenza dei genitori. Il ragazzo si è diretto verso il casolare dove ha trovato i due riversi nel sangue e chiamato immediatamente i soccorsi. Purtroppo però per i suoi genitori non c’era nulla da fare.

A quando ti evince dalle prime indagini, Moser nella mattinata avrebbe acquistato una pistola, una Glock calibro 9, in un negozio e aveva un regolare porto d’armi, il che lascia immaginare alle forze dell’ordine che il gesto possa essere premeditato. Dalla posizione dei corpi, è probabile anche che la donna abbia tentato di fuggire ma sia stata colpita con uno o forse due proiettili. Commesso il femminicidio, il marito si sarebbe poi levato la vita.

Mauro Larger, sindaco della cittadina di Castello-Molina di Fiemme, commenta così la tragedia: “È stato un fulmine a ciel sereno. Non mi so dare una spiegazione. Qui non c’è una risposta, anzi una risposta ci sarebbe solo con l’amore. Solo con l’amore si risolveranno queste cose“.

LA PASSIONE PER LE API

La coppia aveva una grande passione per l’apicoltura, come ricordano le colleghe della donna: “È devastante, quando l’ho saputo mi hanno ceduto le gambe – afferma una di loro -. Lei era una donna coraggiosa, era stata anche all’estero per imparare con lei abbiamo collaborato per alcuni anni, aveva creato un’attività importante, un progetto di selezione delle api su base locale e aveva investito su una stazione di fecondazione dell’ape regina a 1.600 metri di quota, a Paneveggio, senza l’inquinamento genetico delle api provenienti da altre zone, un’esperienza molto importante, abbiamo appreso tante cose da lei“. E sul marito “era un uomo molto forte e simpaticissimo, quando andavamo a Paneveggio ci fermavano a casa loro a magiare, sembra impossibile“.

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