Spallanzani: i russi fecero pressioni per sperimentare Sputnik?

Sospetti sul lavoro svolto dall’Istituto Spallanzani sul vaccino russo Sputnik. Perché decise di abbandonare le ricerche su ReiThera e quale era il rapporto con gli scienziati russi? Risponde il direttore generale Vaia

Le tensioni internazionali create dall’invasione dell’Ucraina si spostano sui rapporti tra la Russia e l’Italia, in particolare sul ruolo che la Russia ha avuto durante l’emergenza Covid e la sperimentazione sul vaccino Sputnik. Al centro della polemica è finito l’istituto Spallanzani e la scelta di sperimentare il vaccino russo in Italia a seguito di un convegno che si è svolto il 23 marzo 2021 a Roma. Tra i presenti anche l’ambasciatore russo Sergey Razov che di recente ha criticato l’Italia per il suo atteggiamento anti-russo.

In una intervista sul quotidiano La Repubblica Francesco Vaia, direttore generale facente funzioni dell’Istituto Spallanzani, risponde così: “L’incontro cui si fa riferimento non fu un incontro privato con l’ambasciatore russo ma un incontro pubblico, aperto ai giornalisti, diffuso anche su canali social“.

Il direttore, alla scelta di sperimentare Sputnik nonostante il parere contrario dell’Ema, afferma: “Vorrei precisare quello che è un grande equivoco. Lo Spallanzani non ha mai effettuato sperimentazioni sul vaccino Sputnik-V, nessun paziente è stato mai arruolato nel nostro Istituto in studi su questo vaccino. Nell’ambito della collaborazione con l’Istituto Gamaleya, è stato effettuato uno studio di laboratorio, condotto su sieri di soggetti vaccinati in Russia con il vaccino Sputnik-V, regolarmente importati secondo le procedure autorizzative del ministero della Salute, sull’effetto neutralizzante in vitro di Sputnik-V contro la variante Omicron. Studio concluso ben prima degli eventi bellici e per il quale i costi sostenuti dall’Istituto ammontano a poche migliaia di euro, essendo stati i costi relativi alle trasferte delle tre colleghe russe sostenuti dalle istituzioni russe“.

I DUBBI SU REITHERA

E allora quale interesse aveva l’Italia nell‘abbandonare gli studi su ReiThera, il vaccino su cui lo Stato italiano aveva scommesso, per continuare quelli su Sputnik? “I nostri ricercatori hanno sempre condotto ricerche su diversi tipi di vaccini, anche non ancora approvati dalle Agenzie regolatorie, come da missione propria della ricerca, che, in maniera indipendente, fornisce strumenti a chi deve decidere – continua Vaia -. Lo Spallanzani non ha mai abbandonato il vaccino di ReiThera per concentrarsi su Sputnik-V. Sono stati due percorsi di ricerca totalmente distinti”. Inoltre, continua il direttore “la recrudescenza dell’epidemia e i nostri impegni assistenziali ci hanno indotto a limitare le trasferte internazionali“.

E sui sospetti che il personale dello Spallanzani abbia potuto ricevere pressioni e addirittura denaro da parte del governo russo, Vaia risponde: “Ribadisco che tutte le nostre azioni sono sempre state portate all’attenzione delle Autorità di Governo e di Sicurezza competenti. Per quanto mi risulta, attraverso le informazioni acquisite, non fu sporta alcuna denuncia. Ho informato su questo l’Autorità Giudiziaria e ove emergessero elementi anche di solo sospetto, non esiterei ad intraprendere tutte le azioni legali a tutela dell’Istituto“.

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