Addio carbone russo: costi e benefici di una rinuncia difficile [VIDEO]

L’UE si prepara al quinto pacchetto di sanzioni con l’embargo per il carbone proveniente dalla Russia

Un controsenso energetico è alla base delle prossime sanzioni contro la Russia che il parlamento UE ha deciso di emanare.
L’Unione, infatti, vuole impedire ogni importazione di carbone dalla Russia per un valore di 4 miliardi di euro l’anno eppure, solo nell’ultimo periodo, ne ha aumentato l’utilizzo per contrastare l’aumento del gas.

Nel mondo il maggior importatore di carbone si conferma la Cina che da sola copre metà della domanda globale e l’Europa di per sé da oltre un trentennio sta perseguendo una costante riduzione della propria dipendenza energetica da carbone per l’alto inquinamento che l’utilizzo di questo prodotto comporta.

Come riporta l’AGI secondo il think tank Brugel (gruppo di riflessione politico-economico internazionale, con sede a Bruxelles, sotto la presidenza di jean claude Trichet) il carbone metallurgico, utilizzato nella produzione di ferro e acciaio, russo pesa tra il 20% e il 30% nelle importazioni di carbone dell’Ue, mentre la quota russa delle importazioni di carbone termico, utilizzato per produrre energia, è quasi il 70% con Germania e Polonia tra i paesi più dipendenti.

Questo però non comporta automaticamente la dipendenza esclusiva da parte dell’Europa del carbone russo: diversi fornitori che negli anni sono stati allontanati dalla concorrenza fatta da Mosca, potrebbero tornare a pieno titolo.

Numeri alla mano inoltre, sarebbe possibile aumentare di circa 40 milioni di tonnellate la produzione interna UE, attualmente ferma alle 329 milioni di tonnellate registrate nel 2021.

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