L’assassino di Anselmo Campa: «Abbiamo litigato per la macchina, mi ha insultato e io non ci ho più visto»

Dopo l’uccisione, il 22enne ha cercato di depistare le indagini consolando la figlia – e ex fidanzata – e la moglie dell’imprenditore morto.

Lo avrebbe ucciso dopo una furiosa lite per la macchina che Campa aveva comprato per la figlia.

Hamedi El Makkaoui, il 22enne che ha confessato l’omicidio di Anselmo Campa – Meteoweek

Non sospettava dell’ex fidanzato Federica, la figlia di Anselmo Campa, l’imprenditore ucciso a Grumello del Monte il 19 aprile scorso. Hamedi El Makkaoui si era fatto trovare a Milano quando era tornata in fretta e in furia col primo volo da Sharm el-Sheikh dopo aver saputo dell’uccisione del padre. Si erano lasciati a fine marzo, poco prima che lei partisse per un villaggio turistico sul Mar Rosso, dove fa l’animatrice. Però lui era comunque lì all’aeroporto, per consolarla. E anche nei giorni successivi le era stato vicino. Lo stesso aveva fatto anche con la mamma, Sara, straziata dalla notizia.

Ma è stato lui a uccidere l’imprenditore di 56 anni. Lo ha confessato agli inquirenti. Il movente? Un litigio per l’auto: «Abbiamo litigato per la macchina, mi ha insultato e io non ci ho più visto», ha confessato dopo aver tentato di depistare le indagini.

Hamedi aveva lavorato per Anselmo Campa

Anselmo Campa, l’imprenditore ucciso – Meteoweek

A Grumello del Monte lo conoscono in tanti. Hamedi El Makkaoui, 22 anni, è nato in una famiglia di origine marocchina ma ben integrata in questa industriosa terra bergamasca, piena di aziende e vigneti. È qui che è nato e cresciuto: a Castelli Calepio, un paese vicinissimo a Grumello, sulle sponde dell’Oglio dove ha nascosto l’arma del delitto. Una famiglia unita, quella di Hamedi, con due fratelli e due sorelle. Nessun precedente penale in famiglia. Il 22enne si diploma all’istituto tecnico Serafino Riva di Sarnico, poi inizia a lavorare come operaio nella Ttg di Cologne di Anselmo Campa. Dopo un po’ cambia ditta, ma sempre lavorando come operaio.

Il movente del delitto

A quanto si sa, la macchina – una Clio rossa – era stata comprata alla figlia da Anselmo Campa, ma la usava Hamedi. A un certo punto Campa aveva però deciso di venderla e se l’è fatta ridare indietro dal giovane. Per questo sarebbe scoppiata una lite furiosa. Hamedi avrebbe pagato alcune rate dell’auto, ma quando ha chiesto che gli fossero restituite si sarebbe visto insultare come «marocchino di m… ». Il litigio sarebbe così degenerato. Non sarebbe stata nemmeno la prima volta, ha raccontato Hamedi al suo avvocato, che veniva apostrofato con simili epiteti, anche altrove.

Ma al circolo Arci di Grumello, spesso frequentato da Campa che lì portava la figlia e Hamedi, non sono molto convinti di questa versione. «Qualcosa doveva dire», confidano al Corriere della sera. «Giusto per capire chi è Anselmo, i lavori del campo da bocce li sta finanziando lui al 50%, è uno che offriva sempre e aiutava molto. Diciamo che il ragazzo è stato abituato troppo bene».

In paese la notizia dell’arresto ha inasprito diversi animi. C’è chi manifesta ostilità verso gli immigrati e chiede di «mandarli a casa loro». Mentre il parrucchiere marocchino del centro non si aspetta nulla di buono da questa tragica vicenda: «Non ci voleva», commenta.

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