Oligarca russo critica Putin e viene punito: costretto a svendere le azioni della sua banca

Un magnate russo critica la guerra in Ucraina e viene costretto a svendere la quota azionaria della banca che aveva fondato. 

Ora teme anche per la sua vita. È un miliardario che vive nel nostro paese dove ha un lussuosissimo hotel.

Oleg Tinkov. 54 anni, l’oligarca russo finito nel mirino del Cremlino per aver criticato la guerra in Ucraina – Meteoweek

Decisamente non è il migliore dei momenti per i super ricchi russi. Sì, perché non se la passano male solo gli oligarchi filoputiniani, colpiti dalle sanzioni occidentali. Anche gli oligarchi antiputinani se lo vedono brutta. È il caso del miliardario russo (che vive in Italia) Oleg Tinkov. 54 anni. È fondatore della banca Tinkoff, una delle maggiori banche russe, nata nel 2006. Tinkov è uno dei pochi ad aver costruito la propria fortuna (oltre 9 miliardi di dollari a novembre) al di fuori dell’industria energetica e mineraria.

Ma il mese scorso (il 19 aprile) Tinkov ha avuto la malaugurata idea di criticare su Instagram l'”operazione militare speciale” decisa dal Cremlino. Tinkov aveva definito «pazza» l’invasione e si era fatto beffa dell’esercito russo: «Perché dovremmo avere un buon esercito», si chiedeva, «se tutto il resto nel paese è disfunzionale e impantanato nel nepotismo, nel servilismo e nella sottomissione?».

E lì sono cominciati i guai. Il giorno successivo infatti l’amministrazione di Putin ha contattato i dirigenti della banca minacciando di nazionalizzarla se non avesse rotto con Tinkov. Il quale, la scorsa settimana, ha dovuto svendere la sua quota del 35% al miliardario russo – vicino a Putin – Vladimir Potanin. Una svendita impostagli dal Cremlino, dice.

Costretto a svendere le azioni al 3%

Tinkov è stato proprietario della World Tour, la squadra di ciclismo per cui correvano Contador, Sagan e Basso – Meteoweek

Il magnate, intervistato al telefono dal New York Times, parla apertamente di una «vendita disperata, una svendita». Ha ricevuto solo il 3% del valore di mercato della sua quota. «Mi hanno costretto a venderla a causa delle mie dichiarazioni. L’ho venduta per un centesimo», spiega il miliardario caduto in disgrazia presso il Cremlino.

Tinkov ora dice di temere per la sua vita. Ha dovuto anche assumere delle guardie del corpo dopo che amici con contatti nei servizi di sicurezza russa gli hanno confidato che potrebbe essere in pericolo. «La decisione riguardo a te è stata presa», gli hanno detto. «Se questo significhi che oltre a tutto mi uccideranno, non lo so. Non lo escludo», confessa Tinkov.

Molti capi d’azienda, spiega, condividono la sua posizione, preoccupati delle ricadute della guerra sul loro stile di vita e sul patrimonio. Ma non si espongono per paura della reazione del Cremlino.

Un oligarca che vive in Italia e ama il ciclismo

Dal 2019 Tinkov non vive più in Russia. Era andato a curarsi all’estero (è malato di leucemia). Da anni è noto al grande pubblico del ciclismo per essere stato proprietario della World Tour, la squadra per cui correvano Contador, Sagan e Basso. Così si è trasferito in Italia, a Forte dei Marmi, dove è proprietario di un albergo di extra lusso per miliardari russi, la Datcha resort. Da qui dove fa spola con la Svizzera.

Poi si è dimesso cedendo il controllo di Tinkoff, mantenendo però una partecipazione del 35% nella società, valutata l’anno scorso più di 20 miliardi di dollari alla borsa di Londra. La sua ex banca ha smentito la sua versione dichiarando che «non c’erano state minacce di alcun tipo contro la leadership della banca». Nel frattempo però ha preso le distanze dal suo fondatore: «Oleg non è stato a Mosca per molti anni, non ha partecipato alla vita dell’azienda e non è stato coinvolto in nessuna questione», ha dichiarato Tinkoff in un comunicato.

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