Grazie alla guerra in Ucraina il battaglione Azov ha conquistato la stampa occidentale

Lo scoppio del conflitto sembra aver ammorbidito il giudizio occidentale verso i militari ucraini che dormono con la svastica nel cassetto.

Era il 2010 quando Andriy Biletsky, in uno dei suoi discorsi pubblici del tempo, spiegava che era nel destino dell’Ucraina unire e guidare tutte le razze bianche del mondo in una nuova e apocalittica crociata contro coloro che si limitava a definire subumani. 

Biletskyi qualche mese dopo finirà in carcere con l’accusa di terrorismo.

Ansa

Sarà scarcerato nel 2014 grazie alla rivoluzione di Euromaidan che spodesterà Yanukovich in favore di una linea atlantista che fin da subito sembra dimostrarsi particolarmente clemente con i gruppi di estrema destra. 

Tutt’ora non esistono cifre ufficiali riguardo il numero di volontari che compongono il battaglione Azov. Alcuni analisti sostengono che lo zoccolo duro sia di circa duemila persone. Il percorso per farsi accettare dalla popolazione ucraina è stato abbastanza breve, a partire da quel 2014 in cui Biletsky decide di staccarsi dal gruppo Pravij Sektor per fondare un nuovo battaglione composto da volontari. 

Il gruppo riscuote grande successo fin da subito, anche perché gode dell’appoggio degli oligarchi ucraini che, con l’inizio delle proteste di EuroMaidan, lo hanno apertamente supportato nel suo percorso politico. Tra i principali promotori va ricordato Arsen Avakov, industriale ucraino che dal 2014 al 2021 è stato un protagonista assoluto della vita politica della nazione, ricoprendo il ruolo di ministro degli Interni sotto tre diversi governi. Il suo sostegno ad Azov è stato fondamentale affinché il gruppo fosse accettato all’interno dell’Ucraina. Anche se è con il premier Poroshenko che arriva la vera consacrazione. Nel gennaio del 2015, dopo aver elogiato pubblicamente Biletsky per il suo operato politico, e aver definito Azov l’anno prima la miglior unità militare esistente della nazione, Poroshenko decide di inserire il battaglione all’interno del Reggimento Operazioni Speciali.

Quello è il momento in cui Azov riceve un riconoscimento ufficiale e una legittimazione da parte della politica. 

Delle vicende del battaglione neonazista in questi anni si è occupato il quotidiano di giornalismo investigativo Bellingcat, che ha a lungo cercato di comprendere e ricostruire la genesi del gruppo e della sua guerra contro i filorussi. Le indagini dei giornalisti hanno portato alla luce come le simpatie neonaziste dei componenti di Azov siano andate ben oltre l’innocente organizzazione di festival di musica black metal con annessa svastica. Azov, come ha raccontato Bellingcat in questi anni, fin dalla sua nascita ha mantenuto forti contatti politici con gli Stati Uniti, provando ad esempio più volte a entrare in contatto con i nazionalisti bianchi. Ma ancora più inquietante è forse il grande sostegno che hanno ricevuto dal gruppo russo Wotanjugend, che si ispira alla forma più arcaica ed esoterica del nazismo tedesco. 

Con lo scoppio del conflitto in Ucraina per mano di Putin, i giornalisti di Bellingcat sono stati costretti a interrompere le loro indagini. Anche perché Azov ha subito da parte del vecchio continente, e non soltanto dell’Ucraina, un’inquietante processo di normalizzazione del suo operato.

L’Unione Europea continua ad aiutare il premier Zelensky in modo incondizionato, senza chiedere conto dell’operato di una formazione militare composta da persone che dormono con la svastica nel cassetto, e che dunque, non hanno necessariamente  a cuore la vita dei civili ucraini, per lo stesso motivo per cui sarebbe arduo sostenere che le SS avessero a cuore la vita dei civili tedeschi. 

Eppure, è già diventato normalità, e oggi in Italia, nei nostri tg, elogiamo senza farci troppe domande questi coraggiosi militari neonazisti che stanno lottando per la libertà degli ucraini contro il “nuovo Hitler”.

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