Penne al salmone avvelenate ai genitori, la difesa del giovane:«È stata la madre»

Delitto di Ceretolo (Bologna), il legale di Leon Asoli ribalta lo scenario, accusando la donna della strage

Il legale di Alessandro Leon Asoli, 19enne accusato di aver ucciso il patrigno Lorenzo Grimaldi e di aver tentato di uccidere la madre, ha ribaltato lo scenario asserendo che non sarebbe stato il ragazzo a commettere tali reati, ma sua madre, Monica Marchionni.

Alessandro Leon e i genitori-meteoweek.com

«Non è stato lui ad avvelenare il cibo ingerito da Lorenzo Grimaldi e dalla madre. Piuttosto è stata lei a ideare un omicidio-suicidio con l’intento di sterminare l’intera famiglia», è la ricostruzione dell’avvocato Fulvio Toschi nel corso dell’arringa difensiva di Alessandro Leon Asoli.

Per l’avvocato, Alessandro Leon sarebbe innocente, e non avrebbe commesso i suddetti delitto e tentato omicidio, occorsi in via della Costituzione 19, a Ceretolo di Casalecchio di Reno (Bologna), il 15 aprile dello scorso anno.

Se per il magistrato Rossella Poggioli, il ragazzo provò a uccidere entrambi per impossessarsi dell’eredità, secondo i difensori del giovane, le cose non andarono in quel modo. Toschi ha infatti paventato uno scenario ben differente, che ribalta i ruoli finora considerati.

Pennette al salmone avvelenate ai genitori: l’arringa del legale

Omicidio Ceretolo-meteoweek.com

L’avvocato della difesa ha fatto leva sul grave stato di depressione della madre del ragazzo, stato che l’aveva condotta a ricorrere a uno psichiatra e a sfogarsi pubblicamente ipotizzando di togliersi la vita. Secondo il legale, la relazione tra la donna e suo marito Lorenzo non sarebbe stata idialliaca, e tantomeno con il figlio «che lei non ha mai voluto». Da qui avrebbe pensato al gesto estremo mettendo in atto un piano che avrebbe dovuto eliminare Leon e Lorenzo, oltre a lei stessa.

«Le cose quella sera non andarono come aveva previsto», ipotizza Toschi e mentre Lorenzo «mangiò l’intero piatto di penne al salmone avvelenate, il figlio le trovò salate e le lasciò nel piatto» . Secondo l’arringa del difensore, «quando si rese conto che la madre aveva avvelenato la cena, la aggredì, come lui stesso ha ammesso, in un contesto nel quale aveva perso la testa». In seguito, «fuggì spaventato dall’appartamento per andare a rifugiarsi dalla nonna materna», dove i carabinieri lo rintracciarono.

Si tratta di una ricostruzione che rispecchia a pieno la versione del ragazzo, come a dire che «se un piano per uccidere c’è stato, questo non può che essere stato ideato e portato a termine dalla donna». Il legale ha quindi chiesto che il ragazzo venga assolto dalle accuse, e che venga condannato solamente per le lesioni ai danni della madre nel corso della colluttazione.

Mercoledì 25 maggio, la Corte d’Assise tornerà in udienza per sentire le risposte della Procura e il verdtto potrebbe essere emesso in giornata.

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