Milan Campione d’Italia: dopo 11 anni i rossoneri tornano a vincere

Scudetto numero 19 per la squadra allenata da Stefano Pioli, il simbolo di questa vittoria. Che all’inizio della stagione non era per nulla scontata.

Cala il sipario sulla serie A: la stagione successiva al trionfo degli azzurri al Campionato Europeo, nell’anno del mondiale a cui non parteciperemo per la seconda volta consecutiva, ha emesso oggi le ultime sentenze. Il Milan è Campione d’Italia, ed è già una notizia: non avveniva da ben undici anni.

Milan campione d'Italia
Milan campione d’Italia

Un derby lungo una stagione

Nel giorno in cui i rossoneri conquistano la matematica certezza dello scudetto, il Cagliari torna in serie B (insieme alle già retrocesse Venezia e Genoa), mentre la Fiorentina va ad aggiungersi al lotto delle squadre che l’anno prossimo giocheranno in Europa. Anche questa è una notizia: la Viola non partecipava a competizioni europee da anni. Ma ovviamente è la vittoria del Milan l’argomento del giorno: la vittoria per tre a zero sul campo di un Sassuolo appagato e poco oppositivo ha sancito la “scucitura” dello scudetto dal petto dell’Inter. Un derby durato una stagione, che ha visto le due squadre di Milano battagliare in vetta alla classifica per quasi tutto il campionato. Ci aveva provato il Napoli, sopratutto all’inizio, a proporsi come candidata al titolo: ne avrebbe avuto anche le qualità, la squadra allenata da Luciano Spalletti. Non è riuscita però a dare continuità ai suoi risultati, arrendendosi di fatto già un mese e mezzo fa. E quindi è stato Milan contro Inter, favoriti anche dalla disastrosa annata della Juventus del più che deludente Massimiliano Allegri. Un campionato bellissimo pur nella sua mediocrità tecnica: combattuto fino all’ultima giornata, apertissimo fino alla fine. Nonostante le due coppe vinte, la grande delusa è l’Inter: già dopo qualche giornata sembrava, per qualità e quantità, la più forte. E probabilmente lo era: ha pagato una rosa forse troppo corta, un mese e mezzo di black out, la folle sconfitta nel recupero con il B0logna e probabilmente l’inesperienza ad alti livelli del tecnico Simone Inzaghi. Antonio Conte lo avrebbe vinto, questo campionato: non ne avremo mai la certezza, ma molti interisti lo pensano, eccome.

Tifosi del Milan
Tifosi del Milan

Campionato avvincente, calcio mediocre, movimento in crisi

Bel torneo, avvincente fino alla fine ma fatto di un calcio mediocre, dicevamo: anche se pesante, non è un giudizio eccessivo. Il movimento calcistico italiano, a parte la meravigliosa parentesi dell’Europeo, appare in crisi. Per la seconda edizione consecutiva non disputeremo il mondiale, e già questo sarebbe sufficiente ad esprimere una condanna definitiva nei confronti di chi gestisce tutto il settore. Della nostra eliminazione contro la Macedonia del Nord (ripetiamo insieme: Macedonia del Nord) se ne è smesso di parlare praticamente subito. Il commissario tecnico Roberto Mancini, che in qualunque paese nel quale i concetti di responsabilità e merito sono elementi fondanti della valutazione della classe dirigente si sarebbe dimesso o comunque sarebbe stato licenziato, è rimasto al suo posto, senza che si scatenasse su di lui la tempesta di fango che travolse l’ex ct Ventura nel 2016. Eppure il fallimento di Mancini è più grave: almeno la nazionale che fallì l’appuntamento con il Mondiale di Russia aveva nel girone la Spagna e fu eliminata nello spareggio dalla Svezia. Noi quest’anno non siamo riusciti a far meglio della Svizzera venendo eliminati dalla Macedonia., e da campioni d’Europa. Che è un’aggravante, non un’attenuante. Fuori dalle competizioni europee da marzo – a parte la Roma, in finale nella più piccola delle coppe in palio per i club del Vecchio Continente – abbiamo le rose delle squadre piene di giocatori mediocri: sia italiani che stranieri, che sono tra l’altro la stragrande maggioranza. Vivai che non producono più calciatori di qualità, società che preferiscono riempirsi di stranieri scarsi ma poco costosi, gestioni societarie asfittiche: sarebbe necessaria una rivoluzione, che però sembra essere l’ultima cosa che i dirigenti del calcio abbiano in mente di fare. Anche se almeno una cosa, vi preghiamo, fatela: riducete la serie A ad almeno 18 squadre, se non a 16. Venezia, Genoa, Cagliari e anche la Salernitana, che si è salvata perdendo quattro a zero in casa, non possono giocare in una serie A che voglia recuperare competitività. Perchè sia chiaro: un campionato combattuto fino all’ultimo non è per forza bello, se livellato verso il basso.

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