Troppi netturbini dietro una scrivania, tra imboscati e malati veri: manca personale in strada

Manca personale sulle strade della capitale per raccogliere i rifiuti. Troppo pochi i netturbini addetti alla raccolta.

Ma i dipendenti sembrano avere un’idea ben precisa delle magagne e anche di come risolverle: con una riorganizzazione del personale, prima ancora che attraverso nuove assunzioni.

Che ci sia un problema di organizzazione in Ama sembrano esserne consapevoli gli stessi dipendenti. Sono loro i primi a chiedere, riporta Repubblica, di riorganizzare il personale. Ma non tanto assumendo nuovi netturbini (una mossa comunque necessaria), ma riportando in strada i troppi rimasti dietro una scrivania. “Siamo rimasti in pochi, vecchi, rotti e demotivati. I bonus non sono serviti a niente, il problema non sono i soldi, noi guadagniamo bene e facciamo straordinari: il problema è l’organizzazione del personale”. A spiegarlo a Repubblica è Maurizio, netturbino con più di 33 anni di esperienza sulle strade della capitale.

“In Ama – prosegue – ci sono 1.500 netturbini parzialmente inidonei sottoutilizzati e bisognerebbe dare un incarico operativo ad almeno il 50% degli oltre 900 amministrativi rimasti in ufficio nonostante la digitalizzazione dei processi gestionali”. Questi potrebbero infatti “fare gli ispettori su strada che controllano il conferimento dei rifiuti”. Negli ultimi sei mesi ci sono state fin troppe promozioni – lo ha riconosciuto pure l’ad di Ama, ricorda Maurizio. Così, una volta promossi da netturbini a capisquadra e capizona, nemmeno loro vanno più in strada: “Sono circa 190 e almeno la metà degli incarichi che hanno potevano essere affidati ai funzionari amministrativi, che sono quasi mille”, rivela Maurizio.

In totale, dunque, si tratta di almeno 500 lavoratori di Ama che stanno dietro a una scrivania quando invece potrebbero dare una mano ai netturbini. C’è chi li chiama “assenteisti” o “furbetti”. Resta il fatto che il vero nodo, per gli operatori, sta proprio lì: nelle risorse umane della municipalizzata dei rifiuti.

Un’età media molto alta e sistemi di lavoro usuranti

A dirlo è anche la realtà impietosa dei numeri. A Roma i netturbini idonei sono 2.400. Tra questi 2.383 possono svolgere qualsiasi attività. Possono dunque spazzare le strade o trasportare rifiuti pesanti. Ce ne sono però almeno altri 1.560 totalmente o parzialmente inidonei. Questi non possono svolgere attività pesanti e perciò restano in ufficio, custodiscono il parco macchine di Ana, accolgono gli utenti nelle isole ecologiche o stanno in sede a coordinare le operazioni dei netturbini. I certificati medici attestano che soffrono di malattie come cervicali, sciatalgie, dolori articolari.

Non è impresa facile capire quali siano i veri malati e quali, invece, i classici imboscati. “Di sicuro l‘età media è di 55 anni, molto alta, siamo usurati“, riconosce Maurizio. Tanto più, prosegue, che i sistemi di raccolta sono debilitanti perché dobbiamo sempre raccogliere i rifiuti a terra anche se è un’attività che non dovremmo fare. I camion che puliscono i cassonetti saltano i turni, i cassonetti sono rotti, senza pedale o stracolmi, spesso le buste si aprono e i rifiuti si spargono per strada o sui marciapiedi. Noi non possiamo fare altro che buttare quello che raccogliamo nei camioncini leggeri, gli squaletti”.

I netturbini che lavorano per strada si ritrovano poi in condizioni non certo facili e meno ancora attraenti, dovendosi giostrare tra contenitori di oli bruciati, rifiuti tossici, ratti in fuga dai cassoni o che fanno capolino tra i mucchi di spazzatura accumulati per terra. Stando così le cose, perdono di attrattiva anche i bonus straordinari previsti dal piano straordinario dello scorso inverno. La questione, spiegano i netturbini, semmai è la salute dei lavoratori da tutelare e il numero limitato di persone a disposizione.

Con altri colleghi netturbini Maurizio ha dato vita al gruppo Lila (Laboratorio Indipendente Lavoratori Ama) che da tempo domanda chiede all’Ana di accorpare e ridurre il numero dei cassonetti, sovente mal posizionati, sui marciapiedi o perfino di fronte alle fermate degli autobus. “Sono almeno 80mila più 30mila bidoncini della raccolta porta a porta: e più ce ne sono più aumenta la spazzatura su strada”, conclude l’operatore dell’Ana.

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