Ristorante stellato cerca personale, ma non trova nessuno: “Non ci sono giovani disposti a fare la gavetta”

Ristorante stellato cerca personale, ma non trova nessuno. “Stipendi fino a 1.900 euro”, ma “non ci sono giovani disposti a fare la gavetta”. Colpa del Covid-19 e del reddito di cittadinanza.

Continua la denuncia di attività e ristoratori. In preda alla ricerca disperata di personale da aggiungere al loro staff, i titolari sono stanchi dei continui buchi nell’acqua. Pare che ormai i papabili nuovi dipendenti siano diventati deli unicorni, delle figure mitologiche difficili – se non addirittura impossibili – da trovare.

Ristorante stellato cerca personale, ma non trova nessuno -Fabrizio Girasoli - meteoweek 20220606
ristorante stellato cerca personale, ma non trova nessuno: la testimonianza di Fabrizio Girasoli – meteoweek.com

Non ci sarebbero più i lavoratori di una volta. E il settore della ristorazione, ora in crisi, pare debba prenderne atto. Secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, la conferma di questo trend in negativo è data dalla testimonianza di Fabrizio Girasoli, titolare del ristorante Butterfly a Lucca, insignito anche da una stella Michelin. Per il suo locale, prestigioso nome della Lucchesia, è alla ricerca di un sommelier e di figure da inserire come personale di sala. Nessuno, però, si sarebbe fatto vivo.

“Non ci sono giovani disposti a fare la gavetta”

Il suo ristorante stellato, offre nuove posizioni. Assicura un lavoro stabile e ben retribuito, con stipendio previsto di 1.900 euro al mese per il futuro sommelier del locale, e 1.600 euro per il personale di sala. “Ma non ci sta scrivendo nessuno, se non poche persone senza qualifica. Ovvero che non hanno mai lavorato in un ristorante. Nessuno sembra veramente interessato“, ha raccontato Girasoli alla redazione del Corriere.

Eppure, stando a quanto ha spiegato, anni fa i curriculum sarebbero arrivati a decine, se non di più. Qualcosa dev’essere cambiato, e il titolare ha avanzato una serie di motivazioni. “Credo che incida quella corrente di pensiero secondo la quale i ristoratori sarebbero sfruttatori. Non posso certo parlare a nome di tutti, ma posso affermare con assoluta certezza che sia da noi, che nei locali di tanti colleghi che conosco, le cose vengono fatte con la massima serietà e totale rispetto delle regole“, ha sottolineato Girasoli. Specificando, dunque, che i suoi dipendenti avrebbero contratti in regola e tutte le ore di lavoro effettuate pagate.

Altre due ragioni di tale disinteresse nel settore, sarebbero da rintracciare nella pandemia di Covid-19 e, immancabilmente, nel reddito di cittadinanza. “Non c’è dubbio che [la pandemia, ndr.] abbia cambiato il modo di pensare di tante persone, giovani e non solo. C’è, chi per scelta e chi per necessità, ha deciso di cambiare completamente stile di vita e oggi sembra non essere più interessato ad intraprendere un percorso professionale serio“, con importanti margini di crescita, evidenzia ancora Girasoli.

Mentre sul sostegno alle famiglie, è più schietto: “Di sicuro non invoglia le persone a cercare lavoro“, ha infatti rimarcato. E se la prende anche con l’atteggiamento giovanile “in generale”: “Senza voler insegnare niente a nessuno, mi pare che una volta ci fossero giovani disposti a fare la gavetta, mentre oggi si vorrebbe tutto e subito. C’è gente che non vuole lavorare di domenica, altra che non vuol lavorare di sera: da noi un cameriere inizia il turno alle 16 e lo finisce verso mezzanotte. Se uno ha voglia di uscire e andare a ballare avrebbe tutto il tempo che vuole per farlo“, ha infine concluso il titolare.

 

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