“Mai più insieme”: Salvini e Letta, addio definitivo alle larghe intese

L’esperienza del governo Draghi, con una maggioranza che copre di fatto tutto l’arco parlamentare, non ricapiterà più. Almeno secondo Lega e Pd. Sarà vero?

Letta e Salvini almeno su una cosa sono d’accordo: un governo di larghe intese non sarà più possibile, a partire dal 2023. “Non saremo più la protezione civile” ha dichiarato il segretario dem, riferendosi alla disponibilità di sostenere un governo in situazione d’emergenza insieme alla destra. “Il governo di responsabilità nazionale non è una possibilità nel 2023. Altri governi con il Pd, passata l’epidemia e finita la guerra, non ce ne saranno più, ha risposto con altrettanta sicurezza Salvini.

Letta e Salvini
Letta e Salvini

Alleanza inedita ed irripetibile

Il sostegno a Mario Draghi nasce in un momento ed in un contesto di emergenza assoluta: la pandemia in corso, la necessità di far partire la campagna vaccinale, l’economia nazionale ferma. Era necessario sacrificare l’interesse dei partiti ed accettare il quasi inaccettabile, pur di aiutare il paese. Questa è la tesi dei due segretari di partito, espressa quasi all’unisono: “Dopo il voto è necessario un governo politico – ha spiegato Salvini in un’intervista – e il centrodestra deve presentarsi compatto e credibile all’appuntamento con le urne. Chi prenderà più voti avrà l’onore e l’onere di guidare la coalizione“. L’appoggio al governo Draghi, ha aggiunto,  nasceva dall’esigenza “di mettere l’interesse dell’Italia prima di quello del partito. Non ne sono pentito”. “Ci troviamo in un’alleanza assolutamente inedita, unica, e che non si ripeterà mai più.Queste larghe intese con Salvini, con la Lega, con le destre, sono per noi qualcosa di eccezionale che non si ripetera’” ha ribattuto Enrico Letta.  Tutto torna nella normalità, dunque: anche perchè è il momento della campagna elettorale.

Elezioni in arrivo, servono i voti

La realtà potrebbe essere un pò diversa da quella descritta dai due leader: non è una esigenza politica, a far dire ai due leader “mai più insieme”, ma una necessità elettorale. Tra meno di un anno si andrà al voto, e bisogna scaldare i motori fin da subito. E’ necessario rianimare l’elettorato, recuperare i voti, polarizzare l’opinione pubblica, ricominciare ad individuare un nemico politico per poter andare allo scontro elettorale con esso. Insomma, la “pax draghiana”, la calma piatta da sinistra a destra denunciata furbamente dalla Meloni – unica all’opposizone – in questi anni non è utile alle elezioni. Per cui ognuno recuperi il suo ruolo: almeno fino alle elezioni.

Mario Draghi
Mario Draghi

La differenza tra le parole ed i fatti

“Sono tutte balle, dicevano la stessa cosa prima di questa legislatura. Dicevano che non si sarebbero alleati con quelli con cui poi si sono alleati. Sono tutte fesserie per militarizzare il proprio elettorato”: a rompere la monotonia delle frasi fatte è Carlo Calenda. Il leader di Azione, commentando le dichiarazioni dei due leader, ne sottolinea la strumentalità, riportando un pò di verità nella narrazione politica: “Da adesso in poi i due schieramenti diranno ‘votate noi perche’ senno’ c’e’ la destra’ o ‘votate noi altrimenti c’è la sinistra’ senza fare una proposta”, aggiunge, descrivendo quella che è semplicemente la realtà. Perchè, e lo abbiamo già visto succedere, l’impasse politica dopo il voto è una possibilità frequente, in Italia. Uscire dalle elezioni senza una maggioranza è capitato, e le larghe intese a quel punto diventano indispensabili. Così larghe? Chissà: se ad inizio del 2023 la guerra non dovesse essere finita ed all’orizzonte ci fosse un’altra emergenza, magari energetica od ambientale, cosa avverrebbe in caso di risultati elettorali poco chiari? I leader politici terrebbero il punto portando il paese a nuove elezioni? O valuterebbero la possibilità di una nuova, larga intesa, magari cn Draghi ancora presidente del Consiglio? Se dovessimo fare una scommessa, punteremmo su questa seconda ipotesi.

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