America spaccata a metà. E Biden va in Europa

Stati Uniti sempre più divisi dopo le sentenze della Corte Suprema sull’aborto e sul porto d’armi, ma non è l’unica frizione interna.

Sullo sfondo c’è la crisi economica dietro l’angolo, con l’inflazione e il prezzo del carburante che corrono. Senza contare l’emergenza Covid. Una conflittualità interna che Biden potrebbe cercare di alleviare ‘scaricandola’ all’esterno.

Un paese sempre più lacerato. È l’immagine che restituisce adesso l’America. Spaccata in due dalla sentenza della Corte Suprema che ha rovesciato il diritto d’aborto sancito nel 1973 dalla sentenza ‘Roe vs Wade’. E adesso nel mirino dei giudici ci sono i matrimoni gay e le pillole contraccettive.

Infuria la divisione in un paese dove da settimane nelle case degli americani piombano le immagini dell’assalto al Campidoglio, rievocate dalle audizioni alla commissione che sta indagando sui fatti del 6 gennaio. Intanto la Corte Suprema ha allargato le maglie del diritto al porto d’armi, esteso ora anche agli Stati liberal che, come quello di New York, avevano limitato la circolazione delle armi da oltre un secolo.

Il tutto mentre l’inflazione schizza a livelli da record, il costo del carburante si impenna. Sullo sfondo, poi, c’è il Covid che resta una crisi sanitaria da affrontare. Una tensione acuita dalle stragi che sembrano scoppiare in ogni angolo del Paese. Ormai sono arrivate a 270 dall’inizio del 2022.

Un paese infiammato dalle divisioni

È un paese in fiamme quello che si lascia alle spalle Joe Biden alla vigilia del viaggio europeo che lo porterà in Germania, al vertice del G7, e a Madrid per quello della Nato che dovrà approvare l’entrata di Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica. Biden lascerà dietro di sé un paese diviso al suo interno per sbarcare in un’Europa con la guerra ai confini.

Una situazione che spiega la conferenza stampa più corta e drammatica del suo mandato. Dove Biden, prendendo un lungo respiro, si è scagliato contro la decisione della Corte Suprema di annullare il diritto d’aborto, come del resto hanno fatto l’ex presidente Obama e Hilary Clinton.  Esulta invece Donald Trump che ha parlato di “vittoria della volontà di Dio”. Le grida di vittoria di Trump e dei conservatori preoccupano i dem. La decisione della Corte suprema potrebbe infatti dare una spinta formidabile a una reazione conservatrice dagli esiti imprevedibili.

Trump così rialza la testa e rilancia in quello che doveva essere il suo momento più difficile, col processo per l’assalto al Congresso. Ma adesso la sentenza della Scotus lo riporta a galla. I conservatori gli riconoscono infatti il merito di aver nominato alla Corte Suprema tre toghe conservatrici (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett) decisive nel rovesciare la Roe vs. Wade. Tanto è vero che, poche ore dopo la sentenza, il Washington Post ha pubblicato il commento di un opinionista conservatore che ha ringraziato apertamente il tycoon: “Thank you Donald Trump”.

Due Americhe contro

D’ora in avanti sempre più si confronteranno due Americhe: quelle del Sud e del Midwest, che proibiscono l’aborto, e quella delle due coste che lo considerano un diritto umano. Sono ventisei gli Stati che attendevano il via libera della Corte Suprema per stringere ufficialmente le maglie sull’aborto. Tredici lo faranno fin da subito, mettendo fuori legge l’aborto. Tra di loro Louisiana, Alabama, Kentucky e South Dakota. Altri seguiranno a ruota nel giro di poche settimane.

L’America così precipita in un clima da anteguerra civile, con molte donne che andranno ad abortire in altri Stati, con comunità, quartieri e, famiglie divise. Ma si divideranno anche le grandi compagnie e le piccole. La Disney ha già fatto sapere che si farà carico delle spese mediche e di viaggio per le dipendenti. Anche Hollywood presto scenderà in campo.

Una confusione che giocherà a favore di Trump, facendo passare in secondo piano l’assalto a Capitol Hill. Niente di buono invece per Biden, sul quale pesa anche un’altra spada di Damocle: quella degli effetti dell’aumento dei tassi che potrebbe portare il Paese verso la recessione.

Rilanciare all’esterno per uscire dalla crisi interna?

Nel frattempo il Paese rischia la paralisi per le proteste, rischiando di aggiungere ulteriore caos in uno scenario già incerto, a livello economico e sociale. Sono tante le linee di frattura che dividono gli americani: aborto, armi, questione razziale, matrimonio gay. Una situazione forse inedita per gli Usa, almeno mai vissuta con questa intensità. Proprio nel momento in cui servirebbe una leadership forte in America viste le tante crisi, a cominciare da quella ucraina, che agitano il mondo e in particolare l’Unione Europea.

Gli americani torneranno a votare tra cinque mesi nel pieno del caos. Col rischio, come è capitato spesso in passato, che l’aggressività interna venga scaricata all’esterno. Contro un nemico comune capace di compattare la popolazione, secondo un’antica regola mai scritta della politica. C’è dunque da aspettarsi che Biden, leader in difficoltà, cerchi di aggiustare gli equilibri interni della superpotenza accelerando sulla guerra contro la Russia. Per non parlare del braccio di ferro col ‘competitor’ principale degli Stati Uniti per l’egemonia mondiale, vale a dire la potenza cinese. Non una buona notizia per il mondo. E soprattutto, in questo momento, per gli europei.

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