Sondaggi: Pd primo tra dirigenti e cattolici, disoccupati e P.Iva verso FdI

Secondo il sondaggista Nando Pagnoncelli, Pd e FdI si contendono il primato elettorale. L’analisi però confronta anche le varie fasce sociali ed economiche del nostro Paese con dati piuttosto sorprendenti. 

La campagna elettorale per le elezioni politiche del 2023 sta per entrare nel vivo. Una analisi delle intenzioni di voto con le quotazioni dei relativi partiti è stata pubblicata sul Corriere della Sera a cura del sondaggista Nando Pagnoncelli, tracciando il profilo medio dell’elettorale relativamente alle proprie scelte elettorali.

Secondo il sondaggio ci sono diverse componenti sia sociali che demografiche a muovere il proprio orientamento verso un partito. Volendo prendere in analisi le prime due formazioni politiche tra le più votate, si evince che verso Fratelli d’Italia c’è una preferenza di elettori di sesso maschile (il 54%) rispetto a quello femminile con un età piuttosto alta tra i 35 e i 64 anni e con un livello di istruzione in linea con la media nazionale, ovvero il 38% dei diplomati. La media è anche nella condizione economica con il 35%, indirizzato verso un lavoro di tipo impiegatizio per il 29% e meno forte verso i non occupati (46%)

Per quanto concerne il Partito Democratico anch’esso tende a un elettorato di tipo maschile ma di età più matura e cioè con il 60% dei rappresentati che ha oltre 50 anni. Si parla anche di un pubblico con una istruzione maggiore ovvero il 61% di diplomati e con una condizione economica medio-alta (il 42%, di 15 punti più alto della media nazionale). Essendo piuttosto anziano, l’elettore medio del Pd è pensionato per il 32%, rappresentato nel mondo del lavoro dal ceto impiegatizio e dirigenziale per il 33% (il 10% in più della media). Le classi economiche più svantaggiate come gli operai e i disoccupati sono invece sotto media con il 16% (contro il 26%).

PD PARTITO DEI DIRIGENTI

Come detto il Partito Democratico risulta quindi il più votato da un ceto lavorativo improntato sulla dirigenza aziendale. Parliamo di imprenditori, liberi professionisti e dipendenti quadri che scelgono il Pd per il 24%. A seguire c’è FdI con il 22,5%, poi Lega con l’11,5% e Forza Italia con l’11,1%. Tra operai e lavoratori esecutivi è invece la Lega la prima scelta con il 23,1% degli elettori, seguito da FdI1 al 21,9%, il M5S a 14,6%, mentre il Pd è solo al 12,5%.

Per partite Iva e lavoratori autonomi l’orientamento di voto è verso Fratelli d’Italia con il 24,8%, il Pd qui è solo al 14%. I dem vanno bene tra docenti e impiegati per il 25,4% contro il 20,8% di FdI. Il luogo comune della casalinga attratta dal mito berlusconiano crolla di fronte a Giorgia Meloni che tra le casalinghe prende il 20,4% contro il 14,3% di Forza Italia, la Lega è al 17,8%. Tra i pensionati il Pd è il primo partito con il 29,2%, poi FdI al 19,4 e la Lega al 12,8%.

DEM PRIMI ANCHE TRA I GIOVANI

Il Pd riesce però ad attrarre anche forze fresche tra i maggiori partiti, è infatti al 19% nella fascia di età tra i 18-35, ma coglie consenso anche nelle fasce economiche più alte con il 31,4% dei benestanti e il 25,9% tra le persone di fascia economica medio-alta. FdI invece va bene dove la condizione economica è più difficile con il 21,5%, la Lega è al 19,7%, il M5S al 18,6 mentre Pd e Forza Italia sono al 10%.

IL VOTO CATTOLICO

Per i credenti del mondo cristiano cattolico la prima scelta è ancora verso il Partito Democratico: il 27,1% dei praticanti vota per il partito di Enrico Letta, staccato FdI al 18,3, Lega al 15,3% e FI all’11,8%.

ASTENSIONISMO RECORD

In questo quadro bisogna considerare l’altissimo livello di astensionisti che Pagnoncelli quantifica addirittura al 42,5%, il primo partito in assoluto in Italia. Coloro che disertano volontariamente le urne sono coloro che hanno una condizione economica più bassa per il 54,% e medio bassa per il 50,6%. Le casalinghe sono al 54% e i cittadini oltre i 65 anni al 52,3$.

Oltre la metà l’astensionismo è al Sud con il 51,1%, tra i disoccupati al 49,3% e tra le persone con un basso livello di istruzione al 47,3%. Dati che indicano come la politica in generale non sia più capace di parlare a queste fasce di popolazione tra le più in difficoltà nel nostro Paese.

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