Reddito di Cittadinanza: ecco i numeri sui percettori diffusi dall’Inps

Oltre 4,8 milioni di cittadini percepiscono il RdC, una misura che in tre anni è costata alle nostre casse circa 23 miliardi. L’Inps sostiene come il Reddito abbia di fatto sostenuto moltissime famiglie ma evidenzia anche che l’introduzione del Salario minimo sia una misura necessaria. 

L’Inps ha diffuso il suo rapporto annuale contenente i dati relativi alle caratteristiche geografiche e sociali dei percettori del Reddito di Cittadinanza in Italia. Tema caldo ormai da alcuni anni, quando il governo presieduto da Giuseppe Conte e sostenuto da Lega e M5S diede avvio al sussidio nel 2019, e da sempre al centro di polemiche politiche e richieste di revisione.

Secondo l’Istituto nazionale della previdenza sociale, nell’arco di tempo di aprile 2019 e aprile 2022 (36 mesi) i beneficiari del RdC sono stati 4,8 milioni di persone di circa 2,2 nuclei familiari diversi per un totale di spesa da parte dello Stato di 23 miliardi di euro. Stando al dato di marzo 202, l’importo medio di ogni famiglia beneficiaria è di 548 euro.

L’Inps ha di fatto elogiato la misura affermando che “grazie anche alla presenza del RdC che una parte cospicua dei working poors riesce a restare sul mercato e a ottenere un reddito che permette loro di sopravvivere“. Infatti tra i cittadini beneficiari in età lavorativa con almeno undici mensilità percepite nel 2021, solo il 20% degli individui risulta avere un’occupazione.

COME E’ DIVISO IL REDDITO

Stando dai dati del report, tra i percettori residenti nel Nord-Italia il 26% risulta avere un lavoro, di questi il 46% se si riferisce ai cittadini di sesso maschile. Tra i percettori extracomunitari siamo al 36% mentre i percettori che svolgono lavoro impiegatizio sono il 60% con contratti a termine e a tempo parziale.

Mancano però delle analisi che ci dicano quanti e quali persone abbiano trovato un impiego grazie ai nagivator istituiti per accompagnare i percettori verso un’occupazione lavorativa, né tramite dati di Anpal o delle Regioni. Solo Inapp è riusciuta a dare un quadro generale sugli utenti, sottolineando che in molti si affidano ai canali di conoscenze dirette più che ai centri per l’impiego. Si tratta infatti di un bacino piuttosto debole nel settore lavorativo, solo il 32% ha terminato le scuole medie inferiori, e riescono a condurre al lavoro poco più del 4% della loro utenza.

LE PAROLE DEL MINISTRO

Un commento sul rapporto arriva dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, il quale sottolinea che sebbene “si sia sensibilmente ridotto il numero dei beneficiari” della misura i rimanenti purtroppo “non scappano dal mercato del lavoro“. Il RdC ha “evitato a un milione di persone di essere risucchiata nel vortice della povertà assoluta. È una platea monitorata con particolare attenzione per individuare aree di possibile ulteriore intervento dell’azione pubblica di sostegno; non solo economico ma di reinserimento sociale“. Per il ministro l’obbiettivo del Governo è quello di rafforzare le politiche attive grazie al Programma Gol e al piano nuove competenze.

RDC E SALARIO MINIMO

Se il Reddito è stata una misura che ha sostenuto numerose famiglie italiane, il nostro Paese non può scappare dalla necessità di affrontare però la questione dell’introduzione del Salario minimo, ricordando che esiste in praticamente tutte le nazioni europee tranne appunto l’Italia.

Per l’Inps, la distribuzione dei redditi all’interno del lavoro dipendente si è fortemente polarizzata, con una quota sempre in in crescita di cittadini che hanno un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza.

I dati ci dicono che addirittura il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, anche coloro che godono del part-time. Il ministro Orlando afferma di essere al lavoro a un testo da sottoporre al Governo. “Attendo una risposta formale da parte delle forze politiche e sociali” conclude Orlando.

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