Alessia Pifferi partorì Diana in bagno. I 18 mesi di vita della bimba, dal battesimo fake (per avere i regali) alle notti nel passeggino

Alessia Pifferi ha partorito sua figlia nel bagno, sola: i 18 mesi della piccola, tra un finto battesimo per ricevere i regali alle notti che la bimba ha trascorso in passeggino (invece che nella culla)

Alessia Pifferi ha partorito la piccola Diana, morta a soli 18 mesi abbandonata dalla madre per sei giorni in casa, in un bagno e la bimba ha poi passato il suo primo mese in un letto d’ospedale. È poi tornata in nosocomio un paio di mesi più tardi, mentre sua madre a Montecarlo con il suo compagno e lei, che era rimasta dalla nonna, aveva la febbre molto alta.

Alessia Pifferi-meteoweek.com

Diana aveva un problema ai reni, a causa del parto prematuro. Non ha un padre la piccola Diana, che la madre aveva registrato con il suo cognome, Pifferi. Alessia, 36 anni, dice di sapere chi sia ma che non gli ha mai detto della bambina, come ha raccontato ai poliziotti mercoledì scorso, 20 luglio, quando la piccola è stata rinvenuta in casa senza vita.

Non ci sono foto della bambina, o almeno non quelle che ci si attenderebbe di vedere, quelle con parenti, amici, festa compleanno, ecc. A rammentare la piccola Diana oggi ci sono solamente palloncini, lumini e pupazzi lasciati sotto casa dai residenti di Ponte Lambro nel corso di una fiaccolata in suo ricordo.

Diana ha perso la vita a soli 18 mesi in una casa chiusa, senza un po’ d’aria, per evitare che dalle finestre si potesse udire il suo pianto. Un’amica di famiglia ha detto ieri agli inquirenti di una festa che Alessia aveva organizzato per il battesimo di Diana. Battesimo che tuttavia non è mai avvenuto, e neanche la festa, che sarebbe servita solo per avere doni da parenti e amici.

Nelle parole di Alessia, si percepisce un distacco tipico di parla di un oggetto vecchio, rotto, che non serve più, gettato. «Ho partorito la bambina da sola nel bagno dell’appartamento del mio compagno (a Leffe, nella Bergamasca). Erano le due di pomeriggio. Appena partorito sono andata in camera da letto, ho preso il telefono e ho chiamato il mio compagno che stava lavorando al piano terra».

Poi il ricovero al Papa Giovanni, a Bergamo e Alessia ha dato alla figlia il suo cognome. Ma la relazione con il compagno, che aveva conosciuto da alcuni mesi, finisce. La donna afferma che prima non aveva idea di essere incinta, ma la madre, interrogata dalla polizia, ha detto di sapere che la figlia aspettava un figlio dal terzo mese.

Tant’è che mamma e figlia da Bergamo si trasferiscono a Milano, in via Parea. La nonna accudisce la nipote quando Alessia, che nel frattempo fa pace col compagno, va a Montecarlo in vacanza con lui. Il giorno seguente, Diana ha un malore e la nonna la porta al Papa Giovanni. La vacanza viene interrotta e Alessia rientra a Milano.

Ma non è finita, perché un’amica di Alessia racconta che una sera erano rimaste assieme a dormire a casa del compagno e «Alessia aveva tenuto Diana nel passeggino. Non l’aveva portata a letto con lei, ma lasciata lì tutta la notte».

Alessia nei verbali afferma che la figlia fosse sana e che solo ultimamente «era meno vivace del solito». Spiega di averle somministrato gocce di tachipirina, ma la procura teme che invece le abbia dato tranquillanti. L’autopsia, prevista per domani, stabilirà cosa è successo.

Una vicina racconta della bambina che quando Alessia «la portava qui (in piazzetta, ndr), appena Diana si agitava o voleva avvicinarsi agli altri bambini veniva ripresa in modo brusco dalla mamma. Subito si fermava, era come intimorita da lei». Inoltre i vicini parlano di una bimba gracile, che stava sempre nel passeggino, si muoveva un po’ stordita.

Mai nessuno, tuttavia, ha segnalato quanto accadeva ai servizi sociali. La sorella, invece, abita vicino a via Parea, ma Alessia ha con lei un brutto rapporto. Agli inquirenti ha raccontato:«Non condivideva le mie frequentazioni».

Ecco perché Diana è rimasta sola così frequentemente, almeno negli ultimi due mesi.

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