Caro energia, attacco economico alla Russia: l’Europa scopre le carte

Venerdì  sul tavolo del Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia si definiranno i dettagli delle misure contro la crisi energetica.

Lo scopo dei provvedimenti, ha detto Ursula von der Leyen, è chiaro: tagliare le entrate con cui Putin finanzia la guerra in Ucraina.

Ci si chiedeva quali carte avrebbe messo sul tavolo la Commissione europea nella partita della crisi energetica.

Adesso le carte, almeno in parte, sono sul tavolo. Bruxelles pensa a cinque provvedimenti. Dal sapore certo non rivoluzionario, ma comunque di peso.

L’Europa mette dunque in campo le sue cinque “carte”:

  1. riduzione di consumi di elettricità;
  2. tetto ai ricavi dall’elettricità non generata dal gas (incluse le fonti rinnovabili);
  3. contributo di solidarietà dalle aziende di combustibili fossili;
  4. maggiore liquidità alle società energetiche;
  5. tetto al prezzo del gas russo.

Venerdì i cinque provvedimenti saranno sul tavolo del Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia di venerdì. I dettagli – non rivelati dalla presidente Ursula von der Leyen – saranno poi definiti con i ministri.

Tra le ipotesi c’è il tetto al prezzo del gas russo attorno ai 35 euro a megawattora e quello ai prezzi dell’elettricità generata non dal gas, che dovrebbe essere fissata a 200 euro a megawattora (adesso è a 450 euro), con quota eccedente ritenuta extra-profitto e dunque destinabile a famiglie e imprese vulnerabili.

Un imperativo: non subire più i ricatti di Putin

Ursula von der Leyen ha spiegato alla stampa l’importanza del lavoro degli ultimi mesi “per avere la rete di solidarietà, importante per i Paesi perché possiamo garantire che il gas possa andare là dove è più necessario”. Un lavoro necessario, ha aggiunto, “anche per avere altri fornitori così che non subire più i ricatti della Russia e degli annunci di Putin”.,

La presidente della Commissione ha fornito anche due dati: quello sugli stoccaggi di gas che, a livello europeo, sono all’82%, e quello sulla quota del metano importato dalla Russia, scesa dal 40% prima della guerra al 9% di oggi. Attualmente l’Unione europea riceve più gas dalla Norvegia che non dalla Russia.

Per avere il via libera la Commissione intende fare ricorso all’articolo 122 del Trattato che dà la possibilità di aggirare il voto all’unanimità in caso di misure “temporanee e di emergenza”. Bruxelles potrà cosi superare l’eventuale no ungherese (l’Ungheria continua a sottoscrivere contratti di fornitura del gas con Gazprom) e la contrarietà dell’Olanda che non vede di buon occhio la prospettiva di perdere il ruolo centrale del Ttf, il mercato del gas di Amsterdam (che per molti è all’origine delle speculazioni che hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi).

“L’obiettivo qui è molto chiaro. Dobbiamo tagliare le entrate della Russia che Putin usa per finanziare questa atroce guerra contro l’Ucraina, ha detto von der Leyen. Tuttavia il tetto al prezzo (price cap) potrebbe essere applicato anche al Gnl, il gas naturale liquefatto importato da altre zone del mondo. “Vogliamo assicurarci di restare competitivi, quindi non perdere i fornitori, ma allo stesso tempo di non pagare cifre astronomiche”, ha fatto sapere von der Leyen.

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