Morto ex deputato di Forza Italia: era latitante da dieci anni

Scomparso l’ex deputato azzurro Amedeo Matacena condannato nel 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dopo la condanna si era rifugiato negli Emirati Arabi, passando per Montecarlo e le Seychelles.

Amedeo Matacena – Meteoweek

È morto venerdì a Dubai Amedeo Matacena jr. Il giorno prima aveva compiuto 59 anni. Matacena, discusso parlamentare di Forza Italia, è morto a bordo di un’ambulanza. Al suo fianco c’era la compagna Maria Pia Tropepi, medico chirurgo, originaria di Gioia Tauro. Condivideva con lui la latitanza negli Emirati Arabi dopo che il Tribunale di Reggio Calabria lo aveva condannato -con sentenza definitiva – a tre anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nei giorni scorsi, a quanto si è saputo, Matacena era stato ricoverato in ospedale per problemi alla colecisti. Dimesso dopo alcuni giorni di degenza, era nella sua abitazione nel centro di Dubai. In tarda mattina però ha cominciato ad accusare dolorose fitte al petto. Malgrado i soccorsi immediatamente allertati dalla compagna la situazione è precipitata velocemente: l’ex parlamentare di Forza Italia è morto in ambulanza, prima ancora di arrivare al pronto soccorso.

Deputato in Forza Italia, poi la condanna

Amedeo Matacena, imprenditore e figlio di Amedeo senior, era il rampollo di una stirpe di armatori che negli anni ’60 aveva avviato il traghettamento privato dei veicoli. In passato è stato legato all’annunciatrice televisiva Alessandra Canale, dalla quale ha avuto un figlio. Poi si è spostato con Chiara Rizzo: dalla loro unione è nato un secondo figlio. Dopo aver divorziato di recente, si era infine legato a Maria Pia Tropepi.

Dopo un passato nel Pli, è stato molto attivo in politica fin dalla nascita di Forza Italia. Nel 1994 Matacena viene eletto deputato nel collegio uninominale di Reggio Calabria-Villa San Giovanni. Riconquista il seggio parlamentare nel 1996, ma nel 2001 a sorpresa non arriva la ricandidatura. Fin dagli anni ’90 infatti era rimasto coinvolto nella mega inchiesta “Olimpia”. Si tratta dell’indagine della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ricostruì i rapporti tra mafia e politica nel Reggino e in Calabria. L’inchiesta si occupava anche dei sanguinosi fatti legati alla cosiddetta ‘seconda guerra di ndrangheta’, cominciata con l’uccisione del boss Paolo De Stefano, il 10 ottobre del 1985, per mano di alcuni gruppi ‘secessionisti’ in precedenza legati a lui.

Le grane, per l’ex parlamentare azzurro, hanno inizio d quelle vicende. Forza Italia lo scarica e privato dell’immunità parlamentare Matacena si trova gli inquirenti alle calcagna. Finisce sotto la lente della giustizia soprattutto per i rapporti che avrebbe intrattenuto con la cosca Rosmini, una delle cosche ndranghetistiche più potenti di Reggio Calabria. L’accusa è di essersi appoggiato alla potente cosca per avere un sostegno elettorale. Nel 2012 arriva la prima condanna in Appello, anche per i suoi legami con il clan Alvaro di Sinopoli. Due anni dopo, nel 2014, c’è la sentenza definitiva della Cassazione, dopo svariati ricorsi e contro ricorsi: tre anni di carcere.

La fuga a Dubai

Quando viene condannato, Matacena già risiede a Montecarlo, dove aveva sposato Chiara Rizzo. In maniera ancora non chiara, riesce ad anticipare la richiesta di estradizione e raggiunge le isole Seychelles. Da lì poi si reca a Dubai, dove ad aspettarlo ci sono i funzionari della ‘intelligence’ italiana. I quali, dopo avergli sequestrato il passaporto, gli notificano il mandato di cattura internazionale.

Stando alle indagini del Procuratore distrettuale aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ad aiutarlo a fuggire all’estero sarebbe stato l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Un successivo tentativo di Matacena di scappare in Libano sfuma, mentre i giudici reggini condanneranno in primo grado Scajola, per procurata inosservanza della pena, a un anno di reclusione.

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