Una denuncia dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia. L’illegale diffusione online di copie di quotidiani e riviste di rilievo nazionale. L’inevitabile indagine da parte della Guardia di Finanza. Un’indagine che dà una bella spallata ai canali illegali su Telegram.
I Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di 545 risorse della nota piattaforma di messaggistica Telegram.
Una pratica abbastanza consueta, ormai: i cyber criminali utilizzano i social per la diffusione abusiva di opere dell’ingegno, sia tramite link rinvianti a siti di commercio elettronico, sia attraverso quella sponsorizzazione attuata con banner.
Otto gli indagati
Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato all’individuazione di otto persone, residenti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania “gravemente indiziate di essere gli amministratori dei canali social che hanno posto in essere reati di diffusione – si legge sulla nota ufficiale – attraverso reti telematiche, di prodotti editoriali protetti dal diritto d’autore, in concorso tra di loro”.
I canali sono stati chiusi e il procedimento penale è partito: si è ancora “nella fase delle indagini preliminari – si affretta a rimarcare la Guardia di Finanza – la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna”. Ma è chiaro che le otto persone indagate rischiano grosso, dal punto di vista penale.
La pirateria è un fenomeno antichissimo. Un tempo identificata nell’attività illegale di quei marinai, denominati pirati, i quali, abbandonando per scelta o per costrizione la precedente vita sui mercantili, abbordano, depredano o affondano le altre navi in alto mare, nei porti, sui fiumi e nelle insenature. Ora online, più precisamente fisica, proprio come ricorda dal Guardia di Finanza di Roma.
“Le investigazioni odierne eseguite dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, a contrasto della pirateria digitale, si inquadrano nel più ampio dispositivo presidiario che la Guardia di Finanza pone quotidianamente in essere in tale settore accanto a quello della “pirateria fisica“.
Non solo IPTV, dunque, pezzotto o canali proprio su Telegram con i quali vedere gli eventi sportivi delle piattaforme in streaming (vedi DAZN) o satellitari (vedi SKY), sta prendendo sempre più piede anche la fruizione illegale di film e quotidiani, senza permesso.
“La violazione dei diritti di proprietà intellettuale – ricorda sempre la Guardia di Finanza di Roma – costituisce, infatti, un’attività illecita estremamente lucrativa per le organizzazioni criminali e genera notevoli danni per l’economia legale”.