La tragica fine del tassista picchiato dopo una corsa: la procura apre un fascicolo

In coma per mesi, l’autista è morto pochi giorni fa. La procura ha fermato i funerali e disposto l’autopsia.

Servirà l’autopsia per fare luce sulle cause della morte di Pasquale Di Francesco, 65 anni, il tassista di Moncalieri aggredito la sera del 23 giugno nella zona di piazza Bengasi.

Il tassista, originario di Lavello, in provincia di Potenza, è deceduto nei giorni scorsi dopo tre mesi di coma. È morto in una clinica in provincia di Torino dove era stato trasferito dopo un lungo ricovero alle Molinette. Sulla morte la Procura ha aperto un’inchiesta.  L’autopsia dovrà fare chiarire un eventuale nesso causale tra la morte e le botte ricevute.

All’origine della morte di Lino, come veniva chiamato da tutti, secondo alcuni colleghi ci potrebbe essere una lite per il pagamento di una corsa. Le versioni però sono divergenti e sono in corso altre indagini. La zona di piazza Bengasi è diventata una specie di inferno, raccontano alcuni tassisti. Le cose sono peggiorate da quando è arrivata la metropolitana e lo spaccio di droga è aumentato.

Un primo litigio di sicuro Di Francesco lo avuto la sera del 22 giugno. Allora aveva accusato una donna di sua conoscenza e l’uomo che la accompagnava di avergli rubato una collanina. In quella circostanza era intervenuta la polizia, e la sera successiva Lino aveva chiamato i carabinieri dopo aver di nuovo incrociato la donna vicino al grattacielo della Regione Piemonte. Con ogni probabilità il tassista ha cercato di farsi consegnare quello che reputava gli spettasse di diritto. A quella discussione hanno preso parte altre due persone, amici della sua conoscente che hanno malmenato il tassista, costretto a farsi medicare al pronto soccorso delle Molinette, dal quale è stato dimesso poche ore dopo.

Il malore e la morte

Pasquale Di Francesco, detto Lino – Meteoweek

Una quarantina di giorni dopo però Lino ha accusato un malore e dopo il ricovero le sue condizioni sono precitate velocemente. Gli sono stati trovati due ematomi, uno dei quali si è riassorbito, l’altro invece no, causando enormi danni.

Lino, che lascia due figli, viveva a borgo San Pietro, i figli invece vivono a Nichelino e a Torino, vicino a piazza Stampalia, dove doveva svolgersi il funerale (rinviato per l’apertura dell’inchiesta). Conosciuto da tutti in piazza Bengasi, molti erano disposti a fare una manifestazione di protesta. Ma alla fine è prevalsa la linea di attendere i risultati dell’autopsia. I sindacati, invece, denunciano il fatto: «Si tratta del quinto assassinio subito negli ultimi undici anni – afferma Uritaxi – Non è possibile che lavoratori che passano gran parte della loro giornata alla guida abbiano più morti di morte violenta che non per incidente».

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