Sgominata la “rete” dei narcos calabresi: erano in contatto coi cartelli brasiliani e albanesi

Un clan mafioso aveva creato una rete internazionale del traffico di droga, collegandosi con organizzazioni attive in Brasile e in Albania.

Decine di arresti nella maxi operazione che prosegue quella che tre anni fa aveva colpito lo stesso sodalizio criminale.

È in corso una maxi operazione della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico. Duecento uomini sono impegnati nell’operazione, sotto il coordinamento della Dda Reggina diretta da procuratore Giovanni Bombardieri. I militari stanno arrestando 24 persone (15 in carcere e 9 ai domiciliari) accusate di essere coinvolte in un traffico internazionale di droga.

La maxi operazione, che si sviluppa sulla scia della precedente operazione “Magma” (novembre 2019) contro un casato ‘ndranghetista reggino, sta avendo luogo nelle province di Reggio Calabria, Catania, Messina, Vibo Valentia, Salerno, Milano e Pavia. L’operazione del 2019 aveva portato a 45 misure cautelari personali. Quella odierna, dicono gli inquirenti, conferma la forza e la capillarità, sia a livello nazionale che internazionale, dei narcos calabresi che si confermano come interlocutori di primo piano dei più importanti racket mondiali del narcotraffico.

In contatto coi narcos brasiliani e albanesi

L’organizzazione, promossa e diretta da un membro di spicco del casato reggino già colpito nel 2019, poteva fare affidamento su ingenti capitali di provenienza illegale e sulla capacità di gestire il traffico di droga. Per comunicare, i narcotrafficanti usavano cellulari criptati oppure cabine telefoniche pubbliche. I membri del gruppo criminale erano in contatto con diverse organizzazioni operativa in Albania e in Brasile. Il casato riusciva a far arrivare da Brasile corpose partite di cocaina, stoccate in Svizzera prima di essere trasportati e vendute in Lombardia a selezionati acquirenti. Tra loro spicca un pericoloso criminale albanese.

In Calabria sarebbe anche avvenuto un incontro con un membro dell’organizzazione brasiliana che forniva la cocaina. Durante l’incontro col capo della casata reggina il narcos carioca avrebbe mostrato articoli di stampa che sottolineavano lo spessore criminale della sua compagine.

Produzione e smistamento della droga

Dall’inchiesta è emerso come il gruppo calabrese fosse in grado di produrre notevoli quantità di cannabis indica seguendo tutte le fasi del processo produttivo (asciugatura, essiccazione, pesatura e confezionamento). Gli indagati avevano anche messo in piedi una coltivazione di marijuana in una zona rurale del Comune di Candidoni (Reggio Calabria). Qui gli agenti hanno scoperto e sequestrato 1227 piante di cannabis, oltre a 74 chilogrammi della stessa sostanza stupefacente. Arrestati due dei responsabili della coltivazione, colti in flagranza di reato.

Inoltre il gruppo criminale gestiva una ben strutturata attività di smistamento della droga. Per farlo si serviva di appositi corrieri, sempre pronti a rifornire svariate “piazze di spaccio”, facendo da spola tra Calabria e Sicilia. In una occasione, infatti, era stato arrestato in flagranza di reato un affiliato alla casata calabrese che si apprestava a imbarcarsi per la Sicilia.

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