Lula, storico trionfo al ballottaggio: ma il Brasile è diviso a metà

Storica vittoria del leader della sinistra brasiliana che torna per la terza volta al potere dopo 12 anni sconfiggendo Jair Bolsonaro.

Ma lo scarto di voti tra i due è minimo e consegna al nuovo presidente un Paese diviso in due dopo una durissima campagna elettorale.

Luiz Inácio Lula da Silva, 77 anni, è il nuovo presidente del Brasile. Un risultato storico, quello del terzo mandato, centrato dopo aver sconfitto il cancro, dopo il carcere (la condanna nel 2017, poi fuori nel 2019) e i due mandati precedente (dal 2003 al 2011). Lula completa così quella che appare una vera e propria ‘resurrezione’ politica con un obiettivo: l’unità del Paese.

Le urne consegnano infatti l’immagine di un Brasile spaccato a metà. La vittoria di Lula al ballottaggio col presidente uscente Jair Bolsonaro è arrivata di misura. Il leader di sinistra l’ha spuntata sul rivale con uno scarto di appena due milioni di voti. Grazie ai quali dal primo gennaio 2023 l’ex sindacalista governerà su 215 milioni di brasiliani.

Alle urne sono stati chiamati circa 156,4 milioni di brasiliani per scegliere tra il secondo mandato per il presidente conservatore Jair Bolsonaro e il ritorno al potere dell’ex presidente progressista Luiz Inacio Lula da Silva. Le votazioni hanno avuto luogo in 5.570 città del Brasile e in 181 località all’estero. Fino all’ultimo minuto di sabato i due candidati, che hanno diviso l’elettorato come mai prima nella storia recente del Paese, hanno portato avanti una campagna elettorale feroce durata due mesi e mezzo.

I due candidati alla presidenza del Brasile si sono affrontati al ballottaggio dove il leader del Partito dei Lavoratori (PT), era dato favorito da sondaggisti con un vantaggio che doveva oscillare tra i quattro e i sette punti percentuali.

Una vittoria di misura

Ma lo scarto tra i due è stato molto più esiguo. Al termine degli scrutini, Lula ha ottenuto il 50,90% dei consensi (60.345.999 voti), mente Bolsonaro si è fermato al 49,1% (58.206.354 voti). Uno scarto davvero ridotto, giunto al termine di una campagna elettorale senza esclusione di colpi, piena di veleni, insulti e accuse reciproche. Un’autentica battaglia elettorale che ha richiesto anche l’intervento dell’Alta Corte.

Anche 13 dei 27 stati che compongono il Paese verdeoro vedono al governo gli oppositori del nuovo presidente del Brasile, che dal canto suo potrà fare assegnamento su 10 governatori.

Le prime parole di Lula: pace e unità per il Paese

Una spaccatura profonda di cui lo stesso Lula sembra essere consapevole. Non stupisce dunque che prime parole siano state appelli alla pacificazione e all’unificazione del Brasile.

Il Brasile ha bisogno di pace e unità – le parole di Lula, dopo aver convocato la stampa in un albergo di San Paolo – dal primo gennaio governerò per tutti i brasiliani e non solo per quelli che mi hanno votato. È tempo di riunire la famiglia. A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi”. Per Lula l’unico vincitore in questa elezione è “il popolo brasiliano. Non è una vittoria mia o del mio partito, ma di un immenso movimento democratico. La maggioranza del popolo ha lasciato detto chiaro che desidera più democrazia. Vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità”.

Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma sono risorto. Sono qui per governare il paese in un momento difficile, ma riusciremo a trovare risposte – ha aggiunto Lula – il nostro impegno più urgente è porre fine alla fame“. Poi il nuovo presidente rimarca la sua distanza da Bolsonaro sui temi climatici. Il Brasile, ha detto, è un paese “pronto a riprendere il suo posto nel combattere la crisi climatica, specie in Amazonia. Il pianeta ha bisogno di una Amazonia viva”.

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