Rave party, la legge è da correggere: Forza Italia promette battaglia

La normativa promossa dal ministro Nordio è pericolosa, Forza Italia chiede modifiche in Parlamento. Meloni difende il testo, ma nella maggioranza si sono accorti che limitare i raduni è una follia antidemocratica. 

La nuova legge anti-raduni varata in questi giorni è sbagliata e antidemocratica, il Centrodestra se n’è finalmente accorto. La normativa promossa dal Governo Meloni e presentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi con l’obbiettivo di limitare i rave party può essere un’arma che limita la libertà del nostro Paese e deve essere corretta in Parlamento.

Di questo pare possa farsi carico Forza Italia, il partito Silvio Berlusconi sembra quello tra i membri della maggioranza meno incline a leggi varate secondo la pancia e prepara le modifiche. “Se la Chiesa ha cambiato il Padre nostro, figuriamoci se non si può modificare in Parlamento il decreto del ministro Piantedosi” afferma i deputato azzurro e vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. “Il decreto nasce da un’attività illegale, sulla quale lo Stato doveva dare una risposta immediata. C’era la necessità e l’urgenza. In Parlamento si ragionerà sulla pena prevista, che per noi non deve essere superiore ai cinque anni“. Il problema, per Mulè “è la discrezionalità: la storia di questo Paese insegna che dove viene lasciata eccessiva discrezionalità al pm, questo può diventare un abuso. Quindi è giusto è mettere dei paletti“.

Dello stesso avviso il collega di partito Francesco Paolo Sisto, fresco di nomina in qualità di viceministro alla Giustizia, il quale sostiene che “la norma possa applicarsi alla legittima manifestazione del dissenso“. E che affrontare a muso duro eventi come i rave party “non deve riguardare chi esprime dissenso in ambito scolastico o sindacale“. A fare eco anche Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato: “Noi saremo sempre il baluardo contro il giustizialismo” afferma.

Da parte del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia c’è un’apertura. “Se l’opposizione è animata dalle migliori intenzioni, potremo modificare il provvedimento insieme in Aula” dice mentre a difendere il testo c’è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sul suo profilo Facebook afferma “Rivendico la norma, ne vado fiera“.

I DUBBI DEL MINISTRO

Eppure anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio si rende disponibile a trattare. “La norma tutela i beni giuridici dell’incolumità e della salute pubblica quando sono esposti a un pericolo – afferma il ministro – ma non incide sui diritti di libera espressione del pensiero e della libera riunione. La sua formulazione è sottoposta al vaglio del Parlamento che può approvarla o modificarla” Del resto Nordio si era espresso, proprio nei giorni della sua nomina a ministro, in favore di “una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati” in particolare “sulle intercettazioni che andrebbero limitate; alcune sono indispensabili e altre dannose perché limitano la libertà dei cittadini“. Attualmente il suo primo intervento va in direzione opposta.

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