Pensioni: il Governo valuta l’uscita anticipata a 62 o 63 anni

Uscita anticipata dal mondo del lavoro, ma per farla funzionare servono ingenti risorse. L’Esecutivo sta ragionando anche sulla possibilità di inserire in via sperimentale per un anno Quota 41. L’ok dei sindacati alla riforma. 

Il Governo italiano sta valutando la possibilità di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro se si è in possesso di un numero minimo di anni di contributi, l’età prevista potrebbe essere di 62 o 63 anni, prevedendo inoltre un aumento in busta paga fino al 10%.

I tempi sulla possibile riforma stringono, sono infatti in scadenza a dicembre Quota 102, Ape sociale e Opzione donna. Questo porterebbe a un ritorno al precedente sistema previsto dalla legge Fornero, particolarmente invisa ad alcuni partiti della maggioranza dell’Esecutivo, tra cui la Lega.

Non è una questione di facile soluzione soprattutto perché è necessario trovare i fondi che non vadano a intaccare ulteriormente le già preoccupanti casse dello Stato, la modifica costerebbe almeno 50 miliardi di euro e deve tenere in considerazione l’adeguamento delle pensioni in base all’inflazione. Il Tesoro deve anche trovare il denaro sufficiente per affrontare il caro energia e le altre emergenze economiche del Paese.

Il Bilancio è quindi il primo dei problemi del Governo Meloni, dopo avere aperto diversi strascichi dovuti alla cessione del credito per il Superbonus e avendo anche dato una stretta al monitoraggio sugli investimenti derivati dal Pnrr. Per il segretario generale della Fabi Lando Sileoni la questione della cessione del credito del Superbonus rischia di creare un vero caos e chide che vi sia una aumento della capienza del credito degli istituti. Forza Italia intanto prepara numerosi emendamenti al dl Aiuti quater, il che porterà a un invitabile allungamento dei tempi previsti.

QUOTA 41 SPERIMENTALE

Una delle altre possibilità in tema pensioni è quella dell’introduzione di Quota 41 in via sperimentale, ovvero tenendolo attivo per un anno così da valutare l’impatto della misura. I sindacati si dichiarano d’accordo, come sostiene Domenico Proietti, segretario confederale Uil: “Riteniamo che 41 anni di contribuzione debbano bastare senza penalizzazioni

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